Per 13 giorni, dal 26 aprile all’8 maggio 2018, a un’anziana paziente che poi morì, fu somministrata quotidianamente la dose di un farmaco che doveva invece assumere in una settimana. Un dosaggio incongruo, non previsto da nessun quadro morboso.
Lo ha accertato la perizia medico-legale disposta a Ravenna nell’ambito del processo, in rito abbreviato e per omicidio colposo, a tre medici della clinica privata ‘Domus Nova’, chiamati a rispondere dal pm Cristina D’Aniello della morte, l’11 maggio 2018, di una donna di 81 anni. I familiari della vittima sono parte civile con l’avvocato Chiara Rinaldi. Due imputati invece sono difesi dall’avvocato Giovanni Scudellari, uno dall’avvocato Stefano Della Valle.
La perizia della professoressa Federica Bortolotti, depositata al Gup Andrea Galanti, individua un grossolano errore del medico che il 25 aprile fece la prima prescrizione terapeutica, senza considerare la posologia domiciliare e segnala evidenti criticità nella gestione terapeutica e nel percorso diagnostico che ha condotto alla individuazione della tossicità. Il perito evidenzia anche l’omissione degli infermieri che non valutarono come sbagliata la prescrizione e segnala la condotta dei medici che seguirono il caso dall’5 all’8 maggio, senza rivalutare clinicamente la paziente, nonostante la variazione del quadro clinico.
L’elaborato del medico legale arriva a seguito di un’altra consulenza tecnica, nell’ambito del processo civile avviato dai familiari dell’anziana, assistiti dall’avvocato Maria Federica Celatti, che ha chiamato in causa la struttura Domus Nova e i medici, difesi dagli avvocati Massimo Dalmonte, Francesca Giardini e Stefano Della Valle. Anche questa consulenza sottolineava la responsabilità delle persone citate. (ANSA).