«Era da tanto tempo che lo aspettavamo e lo accogliamo con soddisfazione e con un po’ di preoccupazione» è questo il commento di Antonio Buzzi, vicepresidente di Confcooperative Ravenna-Rimini e presidente del Consorzio Solco Ravenna all’indomani del rinnovo del contratto nazionale della cooperazione sociale. Il nuovo accordo è stato siglato nei giorni scorsi a Roma dai rappresentanti di Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali e Agci Solidarietà con le parti sindacali e prevede diverse novità per i lavoratori del comparto che nelle province di Ravenna e Rimini conta 172 cooperative (77 a Ravenna e 95 a Rimini), 7.500 lavoratori (4.300 a Ravenna e 3.200 a Rimini) e un fatturato complessivo che sfiora i 390 milioni di euro (219 milioni a Ravenna e 170 milioni a Rimini).
Il documento approvato prevede, tra le altre cose, un aumento salariale (80 euro al mese, pari al 5,95% prendendo a riferimento il livello C1), maggiori tutele per i lavoratori e nuove figure professionali: «Il riconoscimento normativo di figure come l’assistente familiare o la babysitter rappresentano una vittoria per la cooperazione sociale – continua Buzzi – in quanto è da tempo che ci battiamo per una loro regolamentazione normativa. Questa decisione ci permetterà di avere a disposizione uno strumento ulteriore per rispondere ai bisogni delle famiglie e per garantire più qualità certificata in questo settore».
«C’è da aggiungere però che questo rinnovo avrà un inevitabile risvolto – prosegue -, vale a dire un aumento dei costi delle prestazioni e dei servizi che forniremo ai nostri principali interlocutori, le amministrazioni pubbliche e le famiglie. Quindi se da un lato siamo contenti di poter adeguare i redditi dei nostri soci, dall’altro è urgente far riconoscere le ragioni di questi aumenti presso i nostri committenti pubblici e privati, un aumento certamente oneroso, ma comunque necessario. Il rinnovo contrattuale è l’occasione per ribadire con forza la necessità della sua applicazione, sempre! Le Organizzazione Sindacali che lo hanno con noi firmato sono le stesse che vorrebbero impedire alle cooperative sociali di inserimento lavorativo di poter utilizzare il loro CCNL quando lavorano in altri settori, quali l’ambiente. Così facendo si dimentica che per queste imprese l’obiettivo non sono i servizi in sé, ma l’inserimento lavorativo di persone con disabilità e svantaggio, mettendo a rischio l’esistenza stessa di una impresa sociale che l’Europa ci invidia e tenta di imitare. Un’impresa sociale talmente innovativa che ancora i sindacati di categoria faticano a comprendere. Un’impresa che nella sola Emilia Romagna fa risparmiare al sistema pubblico (quindi alle tasche dei cittadini) circa 20 milioni di euro ogni anno (come dimostrato dalle recenti ricerche) perché mette al lavoro chi, diversamente, sarebbe costretto a vivere di sussidi pubblici!».