Già l’utilizzo dello strumento (ordinanza “contingibile e urgente”) per vietare un fenomeno “antico” come la prostituzione appare bizzarro.
Ciò che salta subito all’occhio è la parificazione – gravemente arbitraria – tra vittime e clienti, sotto il profilo sanzionatorio: da 400 a 500 euro, senza nessuna proporzionalità ne’ progressività in base alla diversa gravità della condotta sanzionata.
L’unica ordinanza corretta (ma meglio sarebbe stato una norma ad hoc inserita nel nuovo regolamento di polizia urbana, anche per rispetto del ruolo istituzionale del Consiglio Comunale) è quella che punisce le condotte dei soli clienti, non tanto sotto il profilo morale (l’etica abita nella stessa città ma in un quartiere diverso da quello dove risiede il diritto) quanto sotto quello della lesione della dignità di esseri umani spesso sottomessi, costretti, ricattati e del pericolo di diffusione della tratta e della riduzione in schiavitù di donne, quasi tutte di origine nigeriana o albanese o dell’est europeo (ciascuna inserita in un preciso giro o racket malavitoso).
Come avvocato mi occupo spesso di assistenza a donne vittime di tratta e ridotte in schiavitù ai fini dello sfruttamento sessuale e credo che il Comune, prima di adottare un simile strumento, avrebbe dovuto coinvolgere le tante esperienze e competenze presenti nel territorio (associazioni, cooperative, professionisti) per capire come colpire il fenomeno, risparmiando le vittime, ed anzi accompagnando ancora più efficacemente la loro uscita dal giro.
Invece, l’ordinanza finisce per essere una scorciatoia sgangherata, un mero strumento di propaganda securitaria che promette ciò che non può mantenere e che interviene malamente in un ambito tremendamente complesso, peggiorando anche la condizione delle vittime di sfruttamento.
Se l’avesse scritta così la Lega, sarebbe stata coerente con la dottrina della tolleranza zero e dei suoi corollari mistificatori.
Il fatto che l’abbia scritta (o avallata) il PD suscita amarezza e preoccupazione.
Confido in un ripensamento: sarebbe prova di intelligenza politica riconoscere di avere avuto fretta e avere quindi agito male e aprire un tavolo tecnico-politico sulla materia, per un doveroso approfondimento che non tocchi solo i profili di sicurezza e ordine pubblico ma anche quelli sociali e culturali.