Era in programma a marzo, prima dell’entrata in vigore delle restrizioni, un sopralluogo per verificare le condizioni di conservazione dell’ex macello di Ravenna in via Renato Serra. Il sopralluogo era stato organizzato dopo la diffida del consigliere comunale Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, che chiedeva un risanamento dell’intero complesso.
Una vicenda in realtà iniziata tre anni fa, quando, nel dicembre del 2018, “l’allora Polizia municipale provvide a sanzionare sul piano monetario il rappresentante dell’impresa “Renato Serra 61 srl”, proprietaria del fabbricato, per violazione dell’art. 677, comma 1, del Codice penale: “Omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina”, avendo accertato “lo stato di grave ammaloramento del muro dello stabile opposto all’ingresso”. ricorda Alvaro Ancisi. “Inoltre, dopo richiesta degli stessi agenti accertatori, una squadra dei Vigili del Fuoco si era portata sul posto “constatando a sua volta lo stato di fatiscenza e vetustà della facciata prospiciente il parcheggio ivi situato” e provvedendo dunque “alla rimozione di parti pericolanti dello stabile incaricando la Polizia municipale di provvedere al transennamento e alla delimitazione dell’area allo scopo di interdire il passaggio delle persone nell’area interessata da una eventuale caduta di calcinacci”. Sotto questo aspetto, la Polizia locale ha dichiarato, a seguito del nuovo sopralluogo effettuato in data 23 marzo 2021, che simili ripari non si rilevano nei muri perimetrali laterali confinanti con la via Giordano Bruno, “giacché, all’apparenza, in condizioni, comunque, decorose”.
“Dagli atti consegnatimi, non risulta però che la proprietà abbia ancora provveduto “ad operare gli interventi di consolidamento e di messa in sicurezza del pavimento murario e della struttura di copertura della porzione di fabbricato frontistante il piazzale, rispetto a cui la società rimane in attesa dell’incontro tecnico con la competente Soprintendenza e della definizione delle modalità autorizzative”: affermazione scritta il 4 febbraio 2019 nell’atto di asseverazione della pubblica e privata incolumità redatta dal tecnico di parte a seguito dei suddetti interventi di messa in sicurezza. Il giorno dopo, tuttavia, la Soprintendenza, come scritto nella risposta inviatami, indirizzava alla proprietà una nota che le “rammentava gli obblighi conservativi” imposti da Codice dei Beni culturali, a cui l’amministratore unico della società rispondeva il 4 aprile 2019 di rimanere “intenzionato a procedere all’intervento definitivo”, dichiarando “di continuare con buone pratiche di conservazione”. spiega Ancisi che ora, con il ritorno dell’Emilia-Romagna in zona arancione chiede un sopralluogo all’interno dell’ex macello per verificare le condizioni di degrado:
“Ovviamente, la verifica deve riguardare l’intero stato di conservazione degli interni, non solo le coperture di alcuni locali presumibilmente in eternit, rispetto a cui la Soprintendenza ha scritto, nella risposta alla mia istanza:: “Si concorda con quanto sostenuto dal capogruppo dr Ancisi relativamente a quanto riportato: ‘[…] Le coperture di tegole marsigliesi sembrano per la verità in buono stato, facendo ritenere che non sia impossibile un recupero dignitoso del complesso, il quale però, non appena cominciasse a subire le prime lacerazioni, andrebbe rapidamente in rovina”. Appena dopo avevo però scritto, e lo confermo: “Non si vorrebbe che si attendesse ciò al fine di raderlo al suolo. Stessa fine subì infatti l’antica stupenda fornace Hoffman di via Chiavica Romea, pretesto per rimpiazzarla con una lottizzazione commerciale. Ancor prima era stato parimenti fatto fuori l’antico essiccatoio del tabacco”.
Non avendo alcun potere di governo della cosa pubblica, e lasciando ogni commento a chi legge, mi limito, visto che da ieri siamo tornati in arancione semplice, a sollecitare il previsto sopralluogo congiunto dei tre enti preposti (Polizia locale, AUSL e Soprintendenza) volto a disporre gli interventi necessari al risanamento dell’ex macello dal degrado”.