Caro sindaco, un cittadino della nostra regione mi ha personalmente contattato ieri, venerdì scorso, definendosi “pulitore di treni dal lontano 2001”, per espormi “l’ennesimo grave problema lavorativo”, che sta affliggendo la sua categoria. Svolgendo essa un servizio sociale di cui non si percepisce abbastanza, oltre all’umiltà, l’importanza e la delicatezza, te lo sottopongo, ritenendo che, per i ruoli pubblici che svolgi, tu abbia la possibilità e il credito per rappresentarlo a chi può perseguirne la soluzione. Parliamo di operatori che, nel triste periodo del lockdown per COVID-19, continuano ogni giorno a lavorare sui treni, a strettissimo contatto “sociale” con chi viaggia, addetti a “sanificare” le carrozze, le cabine di guida e i servizi igienici molto oltre l’ordinaria pulizia dei tempi normali e con maggiori responsabilità verso il pubblico, verso se stessi e verso le loro famiglie.
Il problema si riassume nelle poche righe alla buona che ti trascrivo: “In questo periodo facciamo praticamente sanificazione con l’obbligo di usare mascherine e guanti. Dopo aver ricevuto pochi guanti e una o due mascherine, ci viene detto continuamente che sono state ordinate e che stanno arrivando. Ma io a tutt’oggi, 10 aprile, uso la stessa mascherina da 18 giorni. Non mi sembra una cosa giusta. Siamo trattati come le bestie, con menefreghismo per la nostra salute e con rischio non solo nostro”. Ho sviluppato il tema come mi è stato possibile in poche ore, nel modo seguente.
I “pulitori di treni” in questione sono 27. Sono in servizio nel cantiere di Bologna ed operano su tutti i treni regionali di questo territorio, ognuno cambiandone una ventina al giorno. Dipendono da un’impresa privata appaltatrice di Trenitalia spa. Come scritto in un comunicato, il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ha attivato procedure particolari per garantire, a bordo dei suoi treni, la gestione di situazioni riconducibili a possibili casi di COVID-2019 “a favore della massima sicurezza delle persone in viaggio e del personale di prima linea delle Società operative”, disponendo, tra l’altro, “la consegna al personale di apposito equipaggiamento protettivo (mascherine con filtro, guanti monouso)” e “il potenziamento delle attività di pulizia disinfettanti a bordo dei treni della flotta di Trenitalia (Frecce, InterCity, InterCity Notte e regionali)”. Dal canto suo, la Federazione Autonoma dei Sindacati dei Trasporti ha pubblicato che, nell’ambito della “Procedura anti-contagio COVID-19 di garanzia e tutela al personale dei trasporti e servizi”, le vetture del trasporto pubblico locale devono essere sanitizzate tutti giorni, ogni volta che inizia o ricomincia un servizio, e le cabine di guida anche ad ogni cambio di turno dei conducenti. Il personale deve essere “dotato di idonei strumenti di protezione individuale (mascherina monouso, occhiali e guanti monouso)”.
Se queste “garanzie” devono essere applicate al personale dipendente da Trenitalia, è del tutto evidente che devono esserlo a maggior ragione per chi, operando nei medesimi mezzi di trasporto alle dipendenze di un’impresa vincolata a Trenitalia con un contratto d’appalto, svolge il servizio più difficile e più esposto, addirittura imprescindibile, per la prevenzione dei contagi da COVID-19. L’intero servizio ferroviario della Regione Emilia-Romagna è gestito, dal 1° gennaio 2020, per 15 anni prorogabili a 22, da Trenitalia Tper, società partecipata da Trenitalia al 70% e da Tper (Trasporto passeggeri Emilia-Romagna) al 30%. Tper è totalmente pubblica, partecipata anche da Ravenna Holding, cosiddetta “cassaforte” del Comune di Ravenna. Ecco perché, caro sindaco, ti chiedo di intercedere opportunamente con la dirigenza di Trenitalia Tper affinché si faccia carico urgentemente di assicurare la dovuta protezione anti-virus ai “pulitori” dei treni che solcano la nostra regione, a protezione della loro salute e di quella degli utenti stesso del servizio ferroviario.