06/05/2018 – Tra le fake news che il governo locale PD ci racconta, quella in cui, per contraddire Lista per Ravenna, si è specializzata la presidente di ACER è che gli stranieri delle case popolari sono pochi. Dal bollettino presidenziale del mese scorso si ricava che, essendo appena del 20,5% la percentuale di stranieri che vivono in alloggi ERP, quattro appartamenti su cinquevanno agli italiani. È un gioco di parole che cozza con laltro dato, contenuto nello stesso bollettino, secondo cui rispetto ai nuovi assegnatari che sono entrati dal 2017 ad oggi, gli stranieri sono il 37,6%. Altra cosa è il numero degli stranieri che, sommati agli ingressi degli anni precedenti, occupano le case popolari, anche se il 20,5% è comunque sovrabbondante rispetto agli immigrati residenti, che sono il 12,5% (circa 20 mila su 160 mila). Ma se ogni anno continuano ad occupare su per giù il 40% degli alloggi che si rendono disponibili (fino a poco tempo fa il ritmo annuale era anche superiore al 50%), significa che a breve giro metà di tutte le case popolari esistenti a Ravenna sarà loro, altro che un quinto. È matematica, non unopinione.
Case popolari, troppi stranieri. Lo dice il PD a Firenze
A pag. 7 del quotidiano storico di Firenze (e Ravenna) si leggeva l’altro ieri, a tutta pagina, un articolo intitolato invece: Nardella: case popolari, troppi stranieri. Il sindaco PD di Firenze vuole dare la precedenza agli italiani. Bisogna che il sindaco di Ravenna si convinca che anche a casa nostra il sistema di gestione delle case popolari deve essere riformato. Per esempio, come segue.
UN SISTEMA DA RIFORMARE
Sta di fatto che a Ravenna, a fronte dell’attuale graduatoria di quasi 1.200 famiglie a basso reddito bisognose di un alloggio popolare, aumentate esplosivamente rispetto alla media degli ultimi anni, non più di un centinaio di appartamenti può essere assegnato ogni anno.
In tale graduatoria il 52% sono stranieri. La domanda sul perché sono così tanti trova risposta nel requisito di accesso alla graduatoria, che richiede solo due anni di lavoro regolare a Ravenna. Noi sosteniamo che, per lerogazione di un beneficio talmente strutturale, consistente nelluso permanente di un bene patrimoniale scarsissimo, altamente costoso per la comunità ravennate, debba chiedersi un radicamento maggiore. La mia proposta, bocciata anche di recente, è che agli extracomunitari dovrebbe essere chiesto il permesso di soggiorno di lunga durata dellUnione Europea, conseguibile dopo almeno cinque anni di residenza e di lavoro regolari.
Quanto poi ai punteggi da assegnare per la graduatoria, occorre, almeno: intervenire sulla valutazione dei redditi, che privilegia, senza alcun controllo, chi lavora in nero o non giustifica il suo tenore di vita; dare un valore pesante allanzianità di residenza stabile a Ravenna; assegnare un bonus sociale di punti alle famiglie in difficoltà, specie se a monoreddito o composte da anziani o gravate da difficoltà sopraggiunte (di disoccupazione, di malattia, di dissesto, ecc.), anche se non sono in carico ai servizi sociali (succede molto più spesso con quelle italiane); non dare alloggi di edilizia popolare agli immigrati richiedenti asilo (fenomeno che Lista per Ravenna ha denunciato); revocare senza indugio la concessione degli alloggi a chi non ne rispetta le regole duso o si comporta incivilmente o non paga neppure il modesto canone daffitto.
UN IMPEGNO
Lista per Ravenna tiene comunque fermi questi principi e questi obiettivi, in attesa di un governo locale capace di farli propri. Perché, lungi dall’essere discriminatori, come ci è stato accusato, tendono a riconoscere il diritto alla casa a quella schiera sempre più folta di bisognosi che, non trovando posto nelle priorità di ascolto e di assistenza dell’amministrazione comunale, risultano – per una sorta di razzismo a rovescio – discriminati loro.