Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, ha trasmesso ieri pomeriggio alla dottoressa Raffaella Angelini, direttrice del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’AUSL Romagna, la seguente istanza.
«Gentile dottoressa, l’avvio dell’anno scolastico a Ravenna ha mostrato in genere buone condizioni di operatività per la prevenzione e il contrasto dei contagi dal Covid nelle scuole. Ciò non toglie che occorra vigilare ovunque sul rispetto della condizioni di salute e di benessere di tutti gli attori in causa, specie se meritevoli di maggiore tutela. In questi giorni, la Regione ha fornito al Comune di Ravenna l’elenco degli operatori sanitari designati come referenti di ogni istituto, in interfaccia col Dipartimento di Sanità Pubblica. Ritengo perciò di segnalarLe una particolare situazione di disagio che richiede una Vostra sollecita ricognizione, con relativa assunzione di responsabilità.
Da notizie lette su molte fonti di stampa, nonché da segnalazioni ricevute dettagliatamente da Lista per Ravenna, è certo che su più sezioni, in particolare all’interno di plessi di un istituto comprensivo di Ravenna (il cui nominativo viene riferito a parte), viene imposto agli allievi di indossare la mascherina anche quando seduti in banchi dovutamente distanziati. Ciò contraddice le disposizioni ministeriali dettate dal Comitato Tecnico Scientifico, nonché dalla Regione Emilia-Romagna, secondo cui nelle scuole, in via generale, “la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità”, come nel caso dei “bambini seduti al banco”. Se pure la finalità espressa, di carattere educativo/sociale, è “favorire l’apprendimento e lo sviluppo relazionale”, è evidente che mantenere la mascherina su naso e bocca a lungo termine può produrre, anche forse per scarsa ossigenazione, condizioni di disagio psico-fisico o di sofferenza capaci di produrre malessere o addirittura malori nei soggetti più fragili oppure al momento debilitati. D’altra parte, la distanza di almeno due metri indicata tra la cattedra e il primo banco consente anche all’insegnante di abbassare la mascherina, quando svolge lezione, in condizione di sicurezza.
ALLEVIARE I DISAGI più ACUTI – Una speciale considerazione va riservata dal Dipartimento di Sanità Pubblica agli allievi con diagnosi medica certificata di DSA – Disturbo Specifico di Apprendimento (dislessia o disgrafia o disortografia o discalculia). Tale condizione, diffusa nelle scuole (circa 470 casi nel comune di Ravenna), pur non essendo una malattia o un handicap, impone ai minori impegnati a superarla uno sforzo maggiore di concentrazione e di applicazione durante le lezioni. Lista per Ravenna è stata informata di cinque ragazzi DSA nello stesso istituto a cui non è stato finora consentito di abbassare la mascherina nelle cinque ore di scuola benché seduti in banchi adeguatamente distanziati dagli altri. Le trascrivo a campione le seguenti valutazioni espresse dalle rispettive famiglie: “La situazione è molto grave. Sono molto preoccupata avendo già il mio bambino problemi di salute. Se non si provvede diversamente, sono costretta a ritirarlo da quella scuola”; “I miei come altri tornano a casa nervosissimi, litigano coi loro coetanei, stanno diventando controllori di loro stessi. Fanno da filtro a queste mille ansie causate dai genitori, dal mondo della scuola, dalla tv. Non è davvero un bel momento. Bisogna cercare di aiutare questi ragazzi ad immagazzinare meno paura che si può”: riflessione questa che può peraltro interessare tutte le famiglie che hanno figli in minore età.
RIMUOVERE I DIVIETI IMPROPRI – La richiesta che mi preme quindi rivolgerLe è di verificare, tramite i Suoi referenti di ogni istituto scolastico, se in tutte le sezioni è consentito agli allievi abbassare la mascherina quando sono seduti ai banchi, intervenendo al bisogno perché ne siano rimossi gli eventuali impedimenti o i divieti impropri, censendo in particolare, ma non esclusivamente, i DSA. Ne faccio partecipe, con altra istanza, il sindaco di Ravenna, il quale, a norma di legge, è autorità locale, nel territorio del proprio Comune, “in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica”, col potere di emettere ordinanze e di disporne e vigilarne l’applicazione».