Classe 1923, per l’anagrafe Francesca Catani ved. Spadoni, per tutti Aurelia. Ieri, San Pietro in Vincoli, quasi assente Ravenna, ha gremito quasi fosse Natale la Chiesa parrocchiale di San Lorenzo, per l’ultimo abbraccio alla sua Vreglia.

Arrivata qui da Civitella di Romagna ch’era bambina, a 13 anni era già in risaia. A vent’anni, è entrata, al braccio di Dante, nel podere a mezzadria della storica famiglia Spadoni, sul fronte sud della cittadina. La famiglia si è via via arricchita di Claudio, Nevio, Gianfranco e Danilo. Ma nel 1966, per un male allora incurabile, Dante se n’è dipartito a 46 anni. Claudio si era appena iscritto all’università, gli altri avevano 17, 13 e 10 anni. Vreglia, deciso che avrebbero compiuto gli studi e lasciato dunque il podere, se li è caricati sulle spalle, passando a fare la bidella di scuola a San Pierino e poi a San Pietro in Vincoli. Quando è andata in pensione, tutti, presa ognuno la propria laurea, avevano imboccato la propria strada. E che strada.

Non servono presentazioni. Claudio, indimenticato direttore dell’Accademia di Belle Arti e del Museo d’Arte di Ravenna, nonché stimato docente dell’Università di Bologna, è un critico d’Arte tra i più apprezzati, anche in campo internazionale, curatore di mostre dei massimi livelli. Nevio, svolta la professione di insegnante di filosofia nei licei di Ravenna, è uno dei migliori poeti italiani contemporanei, per qualcuno il maggiore tra i viventi nella “lingua” romagnola, autore di liriche e di testi teatrali raccolti o pubblicati in numerose importanti antologie, premiato in concorsi letterari prestigiosi e con autorevoli riconoscimenti. Gianfranco, costruita ex novo e via via ingrandita e specializzata la Sanitaria e Ortopedia Ravennate che tutti conoscono col suo nome, insegnante dell’ortopedia stessa, a suo tempo esponente del settore commerciale a livello territoriale e nazionale, nonché amministratore della Camera di commercio locale, è stato eletto ininterrottamente, dal 1988 ad ottobre di quest’anno, consigliere del Comune e/o della Provincia di Ravenna, dedicandosi ora, come vice-presidente, a Lista per Ravenna, di cui è stato uno dei fondatori. Danilo, professionista sanitario anche lui nel settore dell’ortopedia, ha progettato e realizzato dispositivi tecnici che gli sono valsi riconoscimenti pubblici.

Vreglia ha il grande merito di avere tenuto mirabilmente unita la sua famiglia, man mano più grande e affiatata, sempre più amorevole. I quattro figli, i sei nipoti, i quattro pronipoti (quasi cinque), le nuore, i parenti, ieri erano tutti lì, intorno al suo ultimo letto, nella Fraternità San Lorenzo di San Pietro in Vincoli, dov’era per ultimo tornata, allo stremo delle forze e della vita. L’hanno poi accompagnata, insieme a tutto il paese, alla Chiesa e infine al camposanto.

Nevio, a nome di tutti, l’ha così salutata: “Grazie mamma, Vreglia, come ti hanno sempre chiamata. Lo so che non vuoi tanti fiori e tante cerimonie, ma un ultimo bacio e una preghiera accoglili da chi ti ha voluto bene. Il Signore ti avvolga in quella pace che da un po’ di tempo sospiravi, perdoni quel po’ di polvere che tutti avvolge nel cammino difficile della vita. Eri stanca, dopo una vita di lavoro e di sacrifici enormi. Ormai avevi dato tutto. Un grazie a nome anche dei miei fratelli, nuore, nipoti, pronipoti, di tutti coloro che nella tua lunga vita ti hanno stimato e voluto bene e ai quali hai voluto bene, a quanti sono ora presenti nella nostra chiesa parrocchiale, assieme a don Vittorio, a don Ugo e padre Nardo, concelebranti per l’estremo saluto. Un grazie di cuore a tutto il personale, iniziando dalle suore della Fraternità di S. Lorenzo, che con amorevolezza ti hanno assistito. A Natale compiva gli anni tuo marito Dante. Oggi è la ricorrenza della dipartita di tua madre Caterina, la Rina d’Catani. Che coincidenze. Ora continuerete assieme ad assisterci. Ciao mamma, grazie di tutto”.

La Chiesa si è sciolta in un lungo applauso.

Alvaro Ancisi