Il tratto carrabile della via Argine Sinistro dei Fiumi Uniti, nella porzione che va da via Stradone alla Chiusa Rasponi, viene indicato solamente con un cartello di “strada chiusa”, assente ogni limite di velocità o altra indicazione e segnaletica. Non ha marciapiedi né strisce riservate ai pedoni o alle bici, è affiancato da un pericoloso fossato, una curva ne impedisce una corretta visibilità, la sua larghezza è assai ridotta, quando cala il sole è totalmente al buio.
In teoria dovrebbe essere scarsamente frequentato, visto che i residenti sono pochi, così come le persone che devono raggiungere i capanni da pesca. Oltre la chiusa Rasponi, addirittura diventa una strada bianca per cui non ci si aspetterebbe che le auto viaggiassero a velocità elevata. E invece, soprattutto nei fine settimana, quando famiglie, podisti e ciclisti percorrono a piedi o in bicicletta la strada perché desiderano fare attività fisica o atletica o ristoratrice lungo l’argine del fiume o vogliono raggiungere il mare, sono spesso sorpassati da auto che procedono ben oltre i limiti di velocità adeguati, si potrebbe dire a rotta di collo se il rischio non ricadesse soprattutto su ciclisti e pedoni. Si pongono evidentemente, su questo tratto della viabilità pubblica, problemi, finora ignorati o trascurati, di regolazione del traffico veicolare e/o di segnaletica stradale; e comunque, di provvedimenti ed interventi atti a tutelare la mobilità ciclo-pedonale, a parole tanto esaltata.
Quanto sopra è stato oggetto di una mia interrogazione al sindaco, finora non pubblicizzata, per sapere se e come l’amministrazione comunale intenda opportunamente impegnarsi ed attivarsi al riguardo. L’assessore delegata dal sindaco, Federica Del Conte, mi ha risposto così in Consiglio comunale: “Nel territorio comunale sono presenti diversi tratti di strade ad utilizzo promiscuo, con presenza di ciclisti e pedoni in determinate giornate/orari, sia in ambito urbano che extraurbano. Per tali tratti ad uso promiscuo gli uffici stanno valutando idonei provvedimenti ed interventi che possano maggiormente tutelare la mobilità ciclo-pedonale, attuabili anche nel tratto in oggetto. Le proposte di intervento, valutate anche in relazione alle indicazioni contenute nelle Linee guida per il sistema regionale della ciclabilità, potranno essere oggetto di preventivo confronto con le associazioni di promozione della mobilità ciclistica. Occorre comunque precisare che in tale tratto di strada in contesto extraurbano non sono presenti impianti della pubblica illuminazione”.
Questa risposta è in realtà sconsolante, significando il rinvio a tempo indeterminato di qualsiasi eventuale intervento, in vista di favolose “Linee guida per il sistema regionale della ciclabilità” e di un confronto con delle associazioni (li chiamano “tavoli”). Qui però non si tratta di “maggiormente tutelare la mobilità ciclo-pedonale”, giacché non c’è proprio niente che la tuteli, neppure un limite di velocità, non un cartello o un segnale stradale di pericolo nei confronti dei pedoni e dei ciclisti, non una qualche lampadina che rischiari la strada dopo il tramonto almeno nei punti nevralgici. Provvedimenti o interventi che non richiedono piani o progetti complicati, ma meri atti gestionali degli uffici tecnici competenti, oggi perfino sovrabbondanti di personale. Ho invitato perciò l’assessore a prendere in mano i problemi della mobilità viaria, almeno perché si dia risposta non divagante alle esigenze più elementari ed urgenti. I casi drammatici di via San Mama e delle 285 biciclette rosse del servizio pubblico sparite sono solo punte di iceberg.