L’8 e il 9 dicembre il Giudice di Pace di Ravenna ha annullato tre verbali di contravvenzione per violazione dei limiti di velocità attestati dall’autovelox di Mezzano (due) e da quello di Alfonsine (uno). I ricorsi sono stati sostenuti da Lista per Ravenna e dall’ingegner Riccardo Merendi, presentati perciò senza ricorrere ad un avvocato. In un caso, il Comune di Ravenna è stato condannato a rimborsare alla controparte 43 euro per le spese di giudizio.
Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna in consiglio comunale e candidato sindaco, commenta così l’annullamento: “Con un’ordinanza del febbraio 2024, la suprema Corte di Cassazione ha stabilito in modo inequivocabile e definitivo che, alla luce dell’art. 45, comma 6, del Codice della Strada, coordinato con l’art. 192 del regolamento di esecuzione del Codice stesso, i mezzi tecnici addetti al controllo della velocità, quali gli autovelox, richiedono ‘necessariamente la preventiva sottoposizione del mezzo di rilevamento elettronico alla procedura di omologazione’, essendo la loro semplice approvazione non ‘bastevole, da sola, per far considerare legittimo l’accertamento della velocità veicolare’. L’omologazione, avendo infatti “anche natura necessariamente tecnica […], risulta finalizzata a garantire la perfetta funzionalità e la precisione dello strumento elettronico […], indispensabile condizione per la legittimità dell’accertamento stesso’. “.
Gli autovelox installati dal Comune di Ravenna su sede fissa, attivi 24 ore tutti giorni, sono sette, collocati in via Bellucci a Ravenna, a Mezzano, Fosso Ghiaia, Mirabilandia, Castiglione di Ravenna, Osteria e Coccolia. Altri, denominati velobox, collocati di volta in volta in numerosi contenitori fissati sul lato strada, sono utilizzati rarissimamente e a turno.
“Nessuno di questi dispositivi è omologato, siano essi dei modelli Velocar Aguia Red & Speed Aguia T5-5-R o Velocar Reed&Speed Evo R, come ad esempio, rispettivamente, i due più “contestati” di via Bellucci e di Mezzano, oppure i TruCam HD dei velobox” critica Ancisi.
“Nel maggio scorso, avendo valutato che, inevitabilmente, il Comune di Ravenna (come del resto anche la Provincia, presieduta dal sindaco stesso di Ravenna Michele de Pascale) sarebbe stato sottoposto a ricorsi giudiziari destinati ad ottenere l’annullamento dei verbali così prodotti, con il possibile risarcimento dei danni subiti dai soggetti sanzionati, presentai in Consiglio comunale un ordine del giorno che chiedeva alla Giunta comunale di sospendere l’attività degli autovelox e dei velobox presenti sul territorio ravennate fino a quanto non fossero in regola. A differenza di quanto fatto da altri Comuni italiani, la mia richiesta fu bocciata” ricorda Ancisi.
Dopo i primi annullamenti, Ancisi scrisse: “ormai finita la “novità”, molto probabilmente i successivi ricorrenti, oltre a vedersi annullati le multe e gli eventuali punti tagliati sulla patente, sarebbero stati rimborsati di tutte le spese”.
l’11 e il 18 dicembre 2024 lo stesso Giudice di Pace di Ravenna, accogliendo due ricorsi analoghi e pronunciandosi in sostanza col medesimo dispositivo, ha condannato il Comune di Ravenna a rimborsare i rispettivi ricorrenti con 389 euro, 43 per le spese di giudizio e 346 per le spese di avvocato. “Più avanti, avremo via via notizia dei casi seguenti, forse numerosi, ma è già emersa una novità sul caso dell’11 dicembre (superamento di 10,7 chilometri del limite di velocità rispetto alla tolleranza di legge): cioè la decisione della Giunta comunale di Ravenna, deliberata questo 25 febbraio, di ricorrere al Tribunale di Ravenna contro la sentenza del Giudice di Pace. Par di capire che questa linea è stata e sarà applicata ai casi successivi”.
Secondo Ancisi invece sarebbe meglio un’altra strada: l’annullamento dei verbali come forma di autotutela: “Chiaro che, insistendo ulteriormente, tale andazzo caricherà sul bilancio del Comune costi gravosi per errori compiuti dall’amministrazione comunale sapendo di sbagliare, derivanti dal voler mantenere attivi autovelox fuori legge. Insisto perciò su un’altra mia proposta, presentata il 30 dicembre scorso. L’iniziativa dei cittadini può infatti esercitarsi, più semplicemente per entrambe le parti, anche attraverso una richiesta, rivolta al Comune stesso, di annullamento in autotutela dei verbali “fasulli”, con obbligo (secondo la circolare del Ministero dell’Interno n. 66/1995), che gli atti siano trasmessi al Prefetto perché proceda al loro annullamento. Ora il Comune è anche condannato a far pagare le spese di chi ricorre al Giudice coi soldi del proprio bilancio, cioè dei cittadini incolpevoli. Vale dunque la pena, per lo meno, accogliere in autotutela le opposizioni presentate direttamente al Comune. Altrimenti non resta che sperare nel buon senso della nuova Giunta comunale che uscirà dalle prossime elezioni.”