“Il 22 marzo ho interrogato il sindaco per chiedergli come l’AUSL Romagna intendesse procedere a fine marzo, scaduto il contratto per l’uso del Pala De André come sede delle vaccinazioni anti-covid. Per i primi tre mesi dell’anno, il Pala De André è infatti costato alle casse pubbliche 210 mila euro, rispetto ai 72 mila pagati a Rimini per le stesse funzioni vaccinali, alle stesse condizioni e per un analogo bacino provinciale” afferma il Capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi.
“Notevolmente meno costosa è stata anche l’altra sede provinciale romagnola di Forlì, come una decina di nuove sedi nel frattempo insediate in altre città romagnole, alcune a titolo gratuito, tra cui Faenza. Rendendosi conto di tale disparità, lamentata da Lista per Ravenna, l’AUSL aveva perciò emesso, il 26 febbraio, un bando volto a ricercare, per tre mesi eventualmente prorogabili, una nuova sede vaccinale nel comune di Ravenna, alle stesse condizioni applicate per ogni altra sede precedentemente acquisita” prosegue Ancisi.
Mi ha risposto ieri il direttore generale dell’AUSL Carradori, producendomi innanzitutto il seguente quadro delle offerte ricevute.
Il 24 marzo – segue però la risposta – la direzione aziendale, valutando che “il progressivo potenziamento del piano vaccinale ha reso già superati i requisiti richiesti dal bando, essendo in pochi mesi passati da 6 a 10 box vaccinali e gestendo più di 1000 pazienti al giorno”, ha deciso, evidentemente fuori termine, di “procedere alla verifica di una quarta ulteriore offerta presso il centro commerciale ESP”, in quanto “la sede mostra delle potenzialità, sebbene trattandosi di un’area grezza richieda tempi progettuali e di allestimento tra i 40 e i 60 giorni”. Inoltre, “in parallelo, l’Azienda sta valutando la possibilità di dotarsi di una struttura di proprietà da allestire presso l’area ospedaliera”.
“Scartate così le tre offerte pervenute regolarmente, che rispondevano ai requisiti richiesti poche settimane prima, poi cambiati senza che fosse successo niente di imprevedibile, la conseguenza è stata che “per i prossimi mesi, l’attività vaccinale proseguirà presso l’attuale sede”, perché “già allestita in maniera congrua alla richiesta di potenziamento”, e potendo anche costare meno (quanto non si sa) per il minor costo del riscaldamento “a partire dal primo aprile” prosegue Ancisi.
“Che il Pala De André avesse esuberanza di spazi, offrendo un servizio pienamente all’altezza, non è mai stato in discussione. Che fosse il solo attrezzato per darvi continuità alla scadenza di fine marzo è conseguenza dei fatti compiuti, tuttavia evitabili. La gestione di questa partita ha infatti mostrato molte crepe, che sollevano i seguenti interrogativi” afferma Ancisi.
“Per le esigenze dei primi mesi, che l’AUSL stessa ha detto, con il bando di fine febbraio, essere stato di 500 metri quadrati di superficie e 1.000 posti auto, perché il bando non è stato fatto a metà dicembre quando già si sapeva di dover vaccinare i ravennati fin da gennaio? Col cinema City si sarebbero risparmiati 97.500 euro, col Grand’Hotel Mattei 138.000, con la sala di via Falconieri 170.100, denaro utile per altre delle molte esigenze dettate dalla pandemia” prosegue Ancisi.
“Dato e non concesso che non si potesse prevedere già da allora che la vaccinazione di massa della popolazione avrebbe richiesto disponibilità di spazi attrezzati molto più ampi, perché questa riflessione non si è fatta in corso d’opera, diciamo entro gennaio, ma neppure a fine febbraio, quando si è finalmente indetto il bando ridotto poi a burletta? L’ESP non esisteva già a dicembre? La “struttura di proprietà da allestire presso l’area ospedaliera” non sarebbe forse stato l’investimento più conveniente, nell’immediato e per ogni esigenza futura, perfetto per la collocazione dentro l’ospedale? Perché pensarci dopo quattro mesi? L’esperienza del pronto soccorso non ha ancora consigliato lungimiranza?Teniamoci dunque il Pala De André per due mesi, come sembra di capire. Va comunque benissimo. Ma l’impressione è che si navighi a vista” conclude Alvaro Ancisi.