Era scritto che il Pala De André sarebbe stato la sede provinciale di Ravenna per la campagna vaccinale contro il covid, unica nel capoluogo, fino a che non convenisse diversamente al suo gestore. Ecco dunque che l’Ausl Romagna, contraddicendosi per l’ennesima volta, gli ha rinnovato zitto zitto il contratto scaduto il 31 marzo, ma non già per un breve periodo, come lasciato intendere con tanto di gara bandita il 16 febbraio per cercare altre sedi, bensì fino a tutto agosto. Più in là non si può. Dal 28 al 30 settembre, al Pala De André avrà luogo infatti l’OMC, conferenza di alto livello internazionale e di prestigiosa affluenza, che certo non si allestisce in minor tempo.
I conti sono presto fatti. Tra i 210 mila euro pagati fino a marzo e i 233 da pagare fino ad agosto, saranno 443 mila più IVA gli euro versati nelle casse private del Palazzo, a prescindere che ne sia proprietario il Comune di Ravenna. Lista per Ravenna ha caparbiamente dimostrato che ovunque, nel territorio dell’Ausl Romagna, il medesimo servizio è costato di gran lunga meno, o addirittura è stato offerto gratis, come ha fatto per esempio il Comune di Faenza col proprio Centro fieristico e palazzetto dei congressi. Al bando dell’Ausl Romagna, finito poi in un cassetto, avevano risposto il Cinema City (37.500 euro al mese), la sala da ballo di Amare Ravenna (10.300 euro) e il Grand Hotel Mattei (24.000). Fuori bando, l’Ausl aveva preso in considerazione l’ESP (“la sede mostra delle potenzialità”), annunciando anche di voler installare una propria nuova struttura entro l’area dell’ospedale. Questo intervento, strategicamente preferibile perché a diretto contatto coi servizi ospedalieri e utilizzabile per ogni emergenza sanitaria di tale entità, compreso il perdurare di quella attuale, non si improvvisa però in poco tempo. E difatti non se ne sa niente.
A settembre però, l’epidemia non sarà affatto risolta, come dimostra il nuovo contratto per il de André, che prevede anche vaccinazioni notturne, col pagamento di 450 euro supplementari per ogni notte. È bene dunque chiedere per tempo al sindaco, innanzitutto, dove si pensa che i ravennati possano andare a vaccinarsi da settembre in poi.
Avevamo comunque riconosciuto, costi a parte, che i grandi spazi del Pala De André OMCavevano consentito di erogare un buon servizio, la cui progressiva estensione a fasce sempre più vaste di popolazione, fino a che non si raggiunga la cosiddetta immunità di gregge, ha messo però in evidenza alcune sofferenze e le insufficienze intervenute. Valga il caso seguente, che in certi periodi della giornata è significativo di un malessere diffuso. In un giorno della settimana scorsa, una signora, invalida totale con codice 048 (patologie tumorali), entra nell’Arena dedicata alle vaccinazioni alle ore 16,35. Nella mezza parte riservata a chi deve ricevere la prima dose sono assembrate 276 persone, tra quelle in lunghissima coda, con tessera sanitaria in mano, per accreditarsi, e quelle in attesa di vaccinarsi, che sono sedute o per metà in piedi. Ovviamente, il distanziamento dovuto non è rispettato in larga parte. La signora arriva davanti al medico alle 19.42, dopo tre ore di attesa. Alcune persone anziane non ce l’hanno fatta ad aspettare tanto, in condizioni non facili, rassegnandosi a doversi riprenotare, magari in una città vicina, sperando di ricevere un’accoglienza appropriata.
Il secondo interrogativo che pongo dunque al sindaco è se intende approfondire in che modo l’AUSL Romagna intenda affrontare e risolvere i problemi di organizzazione connessi all’attuale utilizzo del Pala De André quale unica sede vaccinale di Ravenna e del suo circondario.