La variante Delta, diventata dominante in Italia, ha indotto pochi giorni fa il ministro della Salute Speranza a lanciare l’allerta, mentre l’EMA, Agenzia europea dei medicinali, ha avvertito che in questa situazione diventa “vitale” effettuare il ciclo completo di immunizzazione con due dosi. Ma già da giugno è scattata in tutta Italia la ricerca degli ultrasessantenni, ritenuti a maggior rischio di contagio dal Covid, che ancora non si erano vaccinati per nulla, al grido di “bisogna convincere quelli che temporeggiano, occorre arrivare a chi vive in aree rurali, a chi ha difficoltà a recarsi in un centro vaccinale”, ecc.
Il caso seguente, presentato a Lista per Ravenna col consenso dell’esponente alla pubblicazione del suo nome, dimostra però che, almeno dalle nostre parti, qualcosa non funziona in questa direzione.
Emilio Addante, ravennate ultrasessantenne, non abita in una zona rurale, bensì a due passi dal centro storico di Ravenna. Non ha alcuna difficoltà a recarsi in qualsiasi centro vaccinale. Ma soprattutto, il vaccino l’avrebbe sempre voluto fare purché gli venisse consentito. Questo giorno era scattato il 13 maggio scorso. Giunto puntuale all’appuntamento presso il Pala de Andrè, il giovane medico che ha ascoltato la sua storia sanitaria non se l’è però sentita, a causa di varie sue allergie (a determinati alimenti, farmaci, ecc.), di autorizzarne la vaccinazione. Un altro operatore sanitario ne ha registrato i dati, il numero del telefono e l’email, assicurandogli che entro un mese sarebbe stato contattato per essere vaccinato “in sicurezza” all’ospedale, dove ogni sua reazione sarebbe stata monitorata e curata adeguatamente.
A distanza però di oltre due mesi, nessuno si è più fatto vivo per fissargli un appuntamento. L’assurdo si è però verificato questo 17 luglio, quando il sig. Addante ha ricevuto tre chiamate dal centro prenotazioni vaccinali, che gli hanno chiesto spiegazione, anche rimproverandolo, per non essersi presentato il giorno stesso al richiamo per la seconda vaccinazione. Gli è bastato esprimere l’invito a che si desse un’occhiata al suo fascicolo, perché si capisse che non gli era stata consentita neppure la prima vaccinazione, nella perdurante attesa di essere chiamato a farla in ospedale.
Nel frattempo, aveva però cercato in tutti i modi di ottenere chiarimenti, anche da amici medici, ma la sola risposta ottenuta è stata che nel comprensorio sanitario della provincia di Ravenna esisterebbe un solo medico allergologo abilitato a valutare l’idoneità dei pazienti della sua specie ad essere vaccinato. “Sono fortemente preoccupato – ci ha detto – perché, se è vero che la variante Delta è molto più aggressiva in termini di velocità di contagio, sono un soggetto ad altissimo rischio. E come me ce ne saranno davvero tanti, se l’eroico allergologo non è ancora arrivato al mio fascicolo dopo molto tempo. Allora mi chiedo come questa situazione sia possibile proprio in una regione come l’Emilia Romagna dove la sanità è giudicata un’eccellenza ed è in cima alla lista di ogni programma elettorale. Forse scriverò al Commissario per l’Emergenza Figliuolo, da cui è scattata la “caccia” agli over60 non vaccinati, e gli dirò: <Ho sessantadue anni, sono poliallergico. Vorrei tanto fare il vaccino ma nessuno mi chiama>”.
Pare più indicato e conveniente al sottoscritto, avendone la facoltà, rivolgere un’interrogazione a risposta urgente al sindaco di Ravenna, in quanto presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria, organo di indirizzo politico-amministrativo dell’AUSL Romagna, per chiedergli se intende acquisire le dovute spiegazioni in merito alla contraddittoria vicenda di cui sopra, riferendone in consiglio comunale. Sarebbe inoltre significativo acquisire il numero dei pazienti poliallergici impediti a vaccinarsi nell’attesa di un responso specialistico che tarda dei mesi ad arrivare.