Il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi ha predisposto, nella sua veste di vicepresidente del Consiglio comunale, una proposta di ordine del giorno “per riconoscere e valorizzare i capanni balneari storici quale patrimonio culturale di Ravenna e della Romagna”. Sul litorale ravennate esiste infatti un’antica tradizione popolare, che risale alla fine dell’800, ampiamente documentata con foto già dai primi decenni del ’900, di trascorrere giornate in spiaggia andando al mare in bicicletta e utilizzando dei piccoli capanni di legno ove custodire le proprie cose. Erano sparsi lungo la zona retrodunale e sull’arenile del comune di Ravenna, quando ancora erano deserti e nulla lasciava prevedere le future strutture turistico-ricreative ad uso commerciale. Sono stati tramandati di generazione in generazione, cercando di mantenerne il più possibile la funzione di tradizione locale. Con l’avvento delle normative demaniali, i capanni sono stati oggetto di regolare concessione, col pagamento di un canone proporzionale alla superficie occupata, del resto modesta. Sul litorale ravennate ne sono rimasti attivi 37 a Marina di Ravenna, 36 a Punta Marina Terme, 5 a Marina Romea e 3 a Porto Corsini, con l’aggiunta di 2 a Lido di Classe e 2 tra Marina di Ravenna e Punta Marina Terme, provvisoriamente smontati. I loro possessori fanno tutti parte dell’Associazione Capannisti Balneari, titolare da tempo immemore di tutte le rispettive concessioni, quindi corpo unitario dei capanni balneari storici tipici del litorale ravennate.
Lo statuto dell’Associazione espone, tra gli altri, i seguenti scopi: mantenere e sostenere la tradizione ravennate del capanno balneare, realtà unica a livello nazionale; presidiare e curare i capanni balneari storici esistenti assolvendo tutti gli obblighi di concessione ed ogni altro dovuto; organizzare e gestire attività culturali, artistiche e ricreative di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale, nonché delle attività sportive dilettantistiche tipiche del territorio e delle spiagge ravennati; mantenere pulite e protette da vandalismi le aree verdi e le dune ai margini delle spiagge dove sorgono i capanni; collaborare col progetto comunale del Parco marittimo ravennate.
Per continuare a far vivere questa usanza unica in Italia, l’Associazione ha rivolto alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, con ampia documentazione, la “richiesta di riconoscimento dei capanni balneari presenti sul litorale del Comune di Ravenna quali tradizione storica locale e quindi Patrimonio culturale della città di Ravenna e della Romagna”. Tale riconoscimento è previsto dall’art. 14, comma 1, del Codice del beni culturali e del paesaggio. Di seguito, il dispositivo dell’ordine del giorno proposto dunque da Ancisi: “Il Consiglio comunale condivide, auspicandone l’accoglimento, la richiesta rivolta alla Soprintendenza dall’Associazione Capannisti Balneari; dà mandato al Sindaco di rappresentare alla Soprintendenza tale auspicio; esprime al Sindaco stesso e alla Giunta comunale l’indirizzo di operare affinché tale patrimonio sia preservato nella sua integrità e adeguatamente valorizzato”.
Prima di essere presentato, il documento viene trasmesso, datane la valenza di interesse generale super partes, a tutti i consiglieri comunali, di maggioranza e di minoranza, per raccoglierne e farne proprie le osservazioni e indicazioni, dichiaratamente aperto alla sottoscrizione di quanti ne condividano le finalità e lo spirito.