La strage di lavoratori e la serie drammatica di incidenti che travaglia la nostra città nell’ambito portuale e di cui gli ultimi giorni hanno tragicamente allungato la catena, non dovrebbe risolversi ogni volta, oltreché nelle doverose espressioni di cordoglio per le famiglie colpite e nelle iniziative di protesta dei lavoratori, con le rituali dichiarazioni politiche di sdegno o indignazione, “grida di rabbia” o slogan antipadronali, addirittura accuse di “opificidio premeditato”, appelli alla Magistratura. Servono iniziative reali perché la “svolta radicale nelle politiche della sicurezza del lavoro” non resti solamente invocata.
Oggi abbiamo letto che nei prossimi giorni, Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti avanzeranno al Prefetto “atti concreti per potenziare la prevenzione degli infortuni nel porto ed aumentare i controlli e la repressione degli illeciti riguardanti la sicurezza sul lavoro”. Questo va bene. Ma la strada è molto lunga e le risposte non sono più rinviabili ad ulteriori lutti.
INEFFICACE IL PROTOCOLLO SULLA SICUREZZA DEL LAVORO PORTUALE – Che fine ha fatto, quanti pochi risultati ha prodotto, quanti vuoti non è stato in grado di colmare e quali impegni non ha assolto, il declamatissimo “Protocollo d’intesa per la pianificazione degli interventi sulla sicurezza del lavoro nel porto di Ravenna”, sottoscritto il 1° febbraio 2008 da tutti gli attori pubblici aventi parte e competenze in causa: Prefetto, Regione, Provincia, Sindaco, Autorità Portuale, Autorità Marittima. AUSL, ISPELS, DPL, INPS, INAIL, Vigili del Fuoco, con il vigile concorso delle centrali di categoria, cooperative e sindacali? Il suo rinnovo del 10 febbraio 2011 e quello del 17 luglio 2017, scaduto il 1° gennaio 2021, che ha esteso l’intervento e il controllo sulla sicurezza alle aree e attività non strettamente riguardanti le attività di sbarco/imbarco, onde esprimere “al meglio il ruolo della prevenzione per tutti i lavoratori che rientrano nelle attività lavorative del porto ravennate”, che risultati hanno prodotto o no e verso quali più efficaci azioni dovranno essere urgentemente orientati?
NON ISTITUITO L’OSSERVATORIO SU LEGALITà E SICUREZZA DEL LAVORO – Il sindaco e la giunta comunale diano risposta agli impegni loro assegnati dall’ordine del giorno del consiglio comunale, approvato il 27 luglio 2018, di “promuovere l’attivazione in sede prefettizia di un ‘Osservatorio per la legalità e la sicurezza sul lavoro’ che possa fare da coordinamento attivo, coinvolgendo tutti gli attori della filiera del lavoro interessati […]”, il quale “dovrà essere uno strumento utile al monitoraggio della concreta applicazione dei protocolli sugli appalti pubblici e privati, sulla sicurezza, sul rispetto delle condizioni di lavoro […], un collettore di informazioni e relazionare annualmente sulle criticità emerse e sull’andamento degli infortuni nel lavoro dei diversi settori […], monitorare e relazionare sulla situazione delle condizioni lavorative delle donne affinché sia garantito il rispetto dell’art. 37 della nostra Costituzione […], la progettazione di attività finalizzate ad incentivare la cultura della sicurezza e della legalità allo scopo di prevenire le problematiche in premessa”. Al di là di “un informale riscontro positivo” espresso dal Prefetto un anno fa, nulla si è saputo dell’avvenuta istituzione di tale Osservatorio, affinché, si lesse allora, “diventi presto azione concreta sul territorio ad opera delle istituzioni preposte”..