“Marcia indietro del Comune di Ravenna sull’ordinanza comunale del 31 gennaio scorso che ha intimato la demolizione, entro 90 giorni, dei restanti 74 capanni balneari di legno storicamente esistenti sul litorale ravennate. L’ordinanza è stato di fatto sospesa con l’atto del 15 marzo con cui il Comune ha chiesto al Parco del Delta del Po “di esprimere le proprie valutazioni sotto il profilo ambientale in merito ai tempi e alle modalità di esecuzione delle demolizioni, fornendo quindi puntuali prescrizioni tecniche alle quali i soggetti privati dovranno attenersi nell’esecuzione delle demolizioni dei predetti manufatti”. Senza queste prescrizioni, colpevolmente omesse, i capanni non avrebbero potuto essere in alcun modo manomessi, “in considerazione della particolare valenza paesaggistica che riveste l’area su cui sorgono i suddetti manufatti, tenuto altresì conto dei vincoli di tutela sulla stessa gravanti”, da cui discende, scritto nell’atto stesso, “l’assoluta necessità di garantire un corretto svolgimento delle operazioni di ripristino, al fine di salvaguardare i valori ambientali presenti”. Gli abbattimenti sono di conseguenza sospesi fino a che non arrivi la risposta del Parco del Delta, dopodiché l’ordinanza dovrà essere riformulata e il termine dei 90 giorni ripartire da capo. In ogni caso, sono tuttavia già subentrati i vincoli per la riproduzione della fauna, che impediscono ogni attività edilizia sui siti in questione dal 15 marzo al 15 luglio 2024, comprese anche le attività del Parco Marittimo. Essendo allora in piena attività gli stabilimenti balneari, i capanni sono dunque salvi almeno fino a settembre. Ma non finisce così, come nella sintesi seguente.
L’atto del 15 marzo si rivolge “anche alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, qualora la stessa intenda esprimere eventuali ulteriori osservazioni o prescrizioni di propria specifica competenza, trattandosi di un contesto di particolare pregio paesaggistico-ambientale”. Chiaro il riferimento all’autorizzazione paesaggistica richiesta dall’art. 146 del Codice del Paesaggio, competente a rilasciarla il Comune su parere vincolante della Soprintendenza. Essa è stata però ignorata dall’ordinanza, nonostante i capanni balneari, concorrendo secolarmente a caratterizzare il litorale ravennate, sottoposto a tutela ambientale e a dichiarazione di notevole interesse pubblico, non possano essere rimossi senza produrre una modificazione rilevante del paesaggio degna assolutamente di valutazione. Anche la Soprintendenza dovrà dunque battere un colpo.
Le normative europea, nazionale e regionale impongono che ogni progetto ricadente nelle aree naturali protette di cui alla Rete Natura 2000 o anche esterne che abbiano effetti significative sulle stesse, come quelle su cui sorgono i capanni balneari, siano sottoposte preventivamente alla VIncA, valutazione di incidenza ambientale. Ho dunque chiesto copia della VincA sull’ordinanza di demolizione dei capanni al competente servizio Ambiente del Comune, il quale mi ha risposto di non esserne in possesso, ma rinviando anche questa valutazione, senza negarne dunque la necessità, alla risposta del Parco del Delta di cui sopra.
Ma il controsenso maggiore e più insuperabile dell’ordinanza è con l’ordine del giorno da me presentato il 15 marzo 2023, approvato dal Consiglio comunale all’unanimità il 19 settembre, il quale “riconosce che i capanni balneari, presenti sul litorale del comune di Ravenna, rappresentano una tradizione storica locale e, per questo, sono portatori di un valore storico-testimoniale” e “chiede che il Sindaco e la Giunta portino avanti un’analisi della situazione volta a valutare la fattibilità di indire un bando pubblico per istituire e gestire l’area dei capanni balneari, come opportunità di promozione di questa tradizione verso il pubblico, i turisti e tutte le persone che vivono la costa ravennate”. La Giunta de Pascale ha dato esecuzione a questa richiesta con deliberazione del 27 febbraio, disponendo, riguardo ai capanni balneari, che il servizio Ambiente produca “apposita Valutazione di Incidenza Ambientale al fine di individuare le posizioni concessionabili nel rispetto delle direttive comunitarie […] e delle norme del Parco del Delta del Po”, ed inoltre che il Servizio Sportello Unico Attività Produttive-Ufficio Demanio del Comune predisponga “un bando, previo nulla osta da parte di tutti gli enti che hanno competenza sul demanio marittimo, per l’individuazione di un soggetto giuridico senza fini di lucro, che mantenga viva la tradizione dei Capanni Balneari e si impegni in iniziative volte alla divulgazione di buone pratiche per la tutela e conservazione delle pinete, delle dune e delle spiagge della costa ravennate e proponga eventi dedicati alla cura e pulizia di questi luoghi, all’azzeramento del consumo di plastiche e contrasto alla dispersione di rifiuti con particolare attenzione ai mozziconi di sigarette”. Il soggetto giuridico candidato ad assumere questa concessione, coi relativi oneri di interesse pubblico e sociale, è l’Associazione dei Capannisti Balneari. Abbattere i capanni, oltre ad essere un’assurda distorsione, significa violare clamorosamente quello che gli organi di governo del Comune hanno deliberato col voto favorevole di tutte le loro parti politiche. Non può passare.”