Lunedì 29 aprile andrà in scena al Teatro Rasi, per la regia del Comune di Ravenna, una performance popolare volta a scegliere il “logo e naming” migliore di Ravenna per il VII centenario dantesco, vale a dire l’immagine e la frase da utilizzare per le celebrazioni da indire di qui al 2021.

Sono stati selezionati con un concorso pubblico tre progetti, che, disvelati al pubblico partecipante, saranno sottoposti al voto dei presenti con scrutinio segreto. Chi vincerà otterrà un premio di 4.000 euro e la possibilità di ottenere l’affidamento del successivo servizio di applicazione del logo a tutte le attività celebrative per il quale il Comune ha impegnato una spesa di 40 mila euro più IVA.

BANDO DI GARA SU MISURA – Il copione, tormentato fin dall’inizio, è stato impugnato dall’Associazione italiana design della comunicazione visiva che ha ritenuto improprio e contrario alle direttive europee lo scaricare sui cittadini la responsabilità di scelte su contenuti complessi che esigono una formazione tecnica adeguata”, riscontrando delle criticità nella formulazione del bando di gara anche a proposito di “una sana e corretta collaborazione tra progettisti e istituzioni”. Su questo punto, che attiene alla trasparenza dell’amministrazione pubblica, il Comune ha precisato più volte che la giuria di tecnici sarebbe stata selezionata dopo che fossero pervenute le richieste di partecipazione al bando, onde evitare ogni possibile conflitto di interessi fra le imprese concorrenti e i membri della giuria.

MEMBRO DI GIURIA AMICHEVOLE – La sorpresa si è dunque avuta quando, avendo il Comune annunciato che i tre progetti selezionati sono stati “proposti da Matilda Studio (Cesena), Menabò group (Forlì) e Social Design srl (Firenze)”, esponendo contemporaneamente la composizione della giuria, si è letto, che una dei suoi membri è Marianna Panebarco, esplicitamente indicata, nello stesso comunicato, come Presidente CNA Giovani imprenditori Emilia-Romagna”, nonché “Membro di presidenza Cna Giovani imprenditori nazionale” (http://www.comune.ra.it/Aree-Tematiche/Comunicazione-pubblica-e-informazione/Ufficio-Stampa-e-Comunicazione/Comunicati/Comunicati-dell-ufficio-stampa/Scelta-di-logo-e-naming-di-Ravenna-nel-VII-centenario-della-morte-di-Dante-Alighieri-chiamata-pubblica-il-29-aprile-al-Teatro-Rasi). L’impresa Menabò group di Forlì ha infatti curato la grande campagna pubblicitaria lanciata dalle tre CNA romagnole il 19 marzo scorso, tuttora in evidenza pubblica nelle tre province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini (la conferenza stampa si può vedere ed ascoltare tramite il link https://www.facebook.com/pg/MenaboGroup/posts/). Non dubitando che ogni concorrente sia stato uguale di fronte alla giuria, si ha ragione dunque di chiedersi se il grado di equità sia stato pari per tutti. E si ravvisa comunque particolarmente inopportuna la nomina in questione quando il Comune già conosceva i nomi e i progetti delle imprese partecipanti.

CHIAMATA POPOLARE A SPINTA – Naturalmente ci auguriamo che non ci siano “chiamate” particolari al Rasi. Stupisce però l’esclusione dalla terna delle imprese ravennati, comprese alcune, tra quelle partecipanti, che vanno per la maggiore nel campo della comunicazione. Potrebbe essere dimostrazione di un’eccezionale autonomia di giudizio, se non fosse che qui a Ravenna qualche maggiore spinta ad andare a votare in un certo modo potrebbe ugualmente e più facilmente verificarsi, dal momento che tale strana specie “popolare” di “chiamata alle urne”, si restringe alle poche centinaia di posti contenute al massimo dal seggio teatrale.

DINASTIA ROSSA AL POTERE – Staremo a vedere se Ravenna potrà darsi almeno un “marchio” di fabbrica credibile per costruire un centenario pari all’altezza del Sommo Poeta che l’onora delle sue ossa. Ma resta la sensazione che non si perda occasione per ripetere il copione malamente messo in scena per Ravenna capitale (mancata) della cultura europea. Sensazione che, trattandosi oggi della figlia di un noto esponente dei movimenti giovanili del ’68, sfocia inevitabilmente nella difficoltà di comprendere perché, nella nostra città, quasi mecca della sinistra, i sacerdoti di questa religione debbano sempre discendere da una ristretta cerchia dinastica di “sangue rosso”. Ministri del culto sempre orientati a sinistra, ma con la rigida struttura di potere delle destre dittatoriali.

Interrogazione

Ciò premesso, chiedo al sindaco quali siano le ragioni che, a suo giudizio, giustifichino gli atti e le scelte di cui si è esposto