“Si sono registrati e si registrano notevoli ritardi nella riapertura dei 34 centri diurni comunali del distretto ravennate (semiresidenziali, socio-occupazionali o aziendali), che ospitano circa 300 persone con disabilità. Un’ordinanza regionale aveva chiusi tutti quelli dell’Emilia-Romagna il 10 marzo. La Giunta della Regione stessa ne aveva disposto la ripresa dal 19 maggio, dettandone le condizioni, ma fino a ieri i disabili dei nostri centri sono rimasti a casa 24 ore al giorno. Nel frattempo, si sono avute solamente alcune aperture sperimentali per singole persone assistite e per sette di loro è stato previsto un servizio a domicilio. C’è stato anche un certo lavoro di accompagnamento delle famiglie, tuttavia insufficiente a risolvere i gravi disagi e sacrifici, prodotti a loro carico da oltre tre mesi di isolamento. Lista per Ravenna ne ha ricevuto le preoccupazioni, rivolgendole al Servizio Sociale Associato del distretto. Abbiamo quindi ricevuto notizia che oggi una parte dei centri riapre, mentre il resto dovrebbe farlo domani” afferma Alvaro Ancisi, Capogruppo di Lista per Ravenna.
“Le linee guida approvate un mese fa dalla Regione per consentire ai centri di tornare a funzionare richiedevano turni di frequenza differenziati, utenti organizzati in gruppi massimi di cinque, riorganizzazione degli spazi interni, rispetto delle norme igieniche e di sanificazione, utilizzo delle mascherine e dei test sierologici, progetti personalizzati formulati con i singoli utenti e le rispettive famiglie, trasporti da garantire in sicurezza. Per ricevere le autorizzazioni alla riapertura, le cooperative che gestiscono questi centri avrebbero dovuto presentare una nuova programmazione delle attività coerente con tali linee guida” spiega Ancisi.
“All’atto della loro approvazione, la vicepresidente della Regione, Schlein, aveva loro espresso un monito: “È importante che le strutture già in grado di rispettare le regole riaprano al più presto, perché, a causa del lungo isolamento, le persone con disabilità rischiano di vedere compromessi l’autonomia e il livello di partecipazione sociale raggiunti. Al tempo stesso, le famiglie hanno bisogno di sentirsi sollevate dopo un periodo così lungo e faticoso di assistenza da parte dei parenti”. Apprensioni per maggiori costi a carico dei soggetti cooperativi gestori dei centri diurni non avrebbero dovuto sollevarsi, dato che lo Stato, col decreto “Rilancio”, avrebbe provveduto ad aumentare il Fondo nazionale per la non autosufficienza di 90 milioni di euro, destinandone 40 per finanziare, sul 2020, un apposito canale di sostegno delle strutture diurne per persone con disabilità. Tuttavia, solo pochi giorni fa una parte dei centri ravennati, quella che riapre oggi, ha presentato la completa documentazione di programmazione delle attività idonee alla loro ripresa. Per l’altra parte, è stato necessario richiederne un’integrazione” prosegue Ancisi.
“Al sindaco chiedo dunque cosa non sia funzionato, nei rapporti con le cooperative che gestiscono i centri diurni per le persone disabili, tale da produrre l’ingrata situazione di cui sopra e cosa intenda eventualmente manifestare al riguardo” conclude Alvaro Ancisi.