“Exploit della petizione, proposta e portata avanti da Rosanna Biondi, componente del Comitato operativo di Lista per Ravenna, affinché il sindaco voglia “Restaurare Palazzo Ghigi in rovina e marciume da anni”. Avviata appena mercoledì scorso, ma non ancora pubblicizzata, lunedì scorso aveva già raccolto 280 firme. La raccolta continua sui moduli depositati presso l’ufficio di Lista per Ravenna, nel palazzo comunale di piazza del Popolo, ed inoltre, al momento, presso la Pellicceria piazza del Popolo, la Tabaccheria Rasponi e la Casa del Caffè Mokador in via Gioacchino Rasponi, la Casa della plastica e del giocattolo in via Mentana, la Tabaccheria da Pam in via degli Spreti 55/57. Possono sottoscrivere la petizione i cittadini, italiani o stranieri, con almeno 16 anni, che nel territorio comunale di Ravenna risiedono o svolgono la propria principale attività di lavoro o di studio.
Casa Ghigi è un palazzo monumentale situato in via Raul Gardini, nel centro storico di Ravenna, risalente al quattrocento tardo-rinascimentale, al tempo del dominio veneziano, di cui rappresenta una delle poche testimonianze rimaste nella nostra città. Il Comune lo acquistò nel 1965 accentrandovi l’anagrafe, lo stato civile, l’ufficio elettorale, la leva e la statistica. Dislocandoli recentemente in periferia, oltre a privare il centro storico di Ravenna di questi servizi essenziali, non si è più curato del palazzo, destinandolo all’abbandono e al dissesto. L’edificio ha due comignoli a pianta circolare, tra i pochi superstiti in città, posti sul tetto con due falde “a capanno” che sovrasta la facciata. Sotto il portico a cinque archi con capitelli lombardeschi e mensole a sasso d’Istria, si aprono l’ingresso e le finestre con stipiti marmorei. La pavimentazione del portico è in ciottolato di sasso naturale dell’epoca, unica rimasta a Ravenna. Tra il 1754 e il 1852 ospitò la famosa locanda “Spada d’oro” che ricevette illustri ospiti da tutta Europa. All’interno, il salone pubblico aveva una magnifica volta a vetri, sorretta da una struttura di ferro battuto con decori floreali, eseguita a copertura del cortile interno. Pregevole esempio di soffitto tardo liberty, probabilmente degli anni ’20, si teme che ne sia avvenuto il crollo. Non sapendosi nulla di certo sul degrado e sulle rovine interne all’edificio, è tuttavia sotto gli occhi di tutti i passanti, ravennati, visitatori e turisti, l’indecente squallore del porticato, il cui pilastro sullo spigolo sud-est, puntellato da anni perché a rischio di crollo, è sottoposto agli insulti quotidiani di vandali e graffitari, all’abbandono di rifiuti e immondezze e all’uso come latrina.
Nel 2021, la Giunta de Pascale annunciò di aver posto Casa Ghigi al centro di un progetto di messa in sicurezza, del costo di 200 mila euro, avente lo scopo “di eliminare i fenomeni di dissesto più evidenti che interessano il fabbricato e in particolare il consolidamento del porticato e dello scalone del Palazzetto dell’ex Anagrafe”. Fu emessa allora questa comunicazione: “Gli interventi interessano sia le fondazioni che la parte in elevazione del porticato e del vano scale, attualmente puntellati. L’obiettivo principale dello studio di fattibilità redatto e approvato è la conservazione del bene, che presenta un alto valore dal punto di vista storico-architettonico e pertanto ricade nella definizione di bene culturale”. Da allora però non se n’è più saputo niente.
Di qui l’intento dichiarato dalla petizione: “Richiamare l’amministrazione comunale ai suoi doveri e responsabilità, di fronte alla propria negligenza/incuria e all’incapacità di tutelare un bene culturale così prezioso, caro alla città”.”