“L’ISPRA ha appena pubblicato il nuovo rapporto nazionale sulle perdite di suolo, causa di molte alluvioni e sciagure ambientali, che ha classificato ancora una volta il Comune di Ravenna tra i primi in Italia, esattamente al secondo posto, per maggior consumo di terreno nel 2023, 890.000 metri quadrati in più. Due mesi prima, il report annuale Ecosistema urbano, realizzato da Legambiente e Ambiente Italia, aveva confermato al nostro Comune le posizioni peggiori in graduatoria, sia a livello nazionale sia a livello regionale. Questa pessima storia, che ebbe inizio con l’elezione a sindaco di Michele de Pascale nel 2016 e non accenna a finire neppure dopo il prossimo 30 dicembre quando lascerà la carica,  merita di essere raccontata come rendiconto politico dei suoi nove anni al governo di questa città.

Occorre risalire a quando, col titolo roboante di “Meno cemento e più riqualificazione”, la Giunta de Pascale annunciò di avere approvato il 2° Piano Operativo Comunale, POC 2016-2021, una specie di piano regolatore bis delle nuove lottizzazioni, dopo il POC 2010-2015 . Lista per Ravenna disse che avrebbe invece meritato il titolo di “Maxi cementificazione e mini riqualificazione”. Lo dimostrano numeri impietosi.

Il 21 dicembre 2017 la Regione aveva approvato la famosa legge urbanistica n. 24 dell’Emilia-Romagna, che imponeva il cosiddetto consumo zero del suolo. Approvata la legge, i Comuni non avrebbero potuto più applicare nessuno dei loro precedenti strumenti urbanistici. La Giunta de Pascale impose però marce forzate al Consiglio comunale, riuscendo, appena prima che la legge scattasse, a varare la seconda edizione del POC, “resuscitando” così la massima parte delle grandi lottizzazioni altrimenti da seppellire.

Il 2° POC varò nuove edificazioni su una superficie territoriale di 8,4 milioni di metri quadrati, altro che zero. Concedendo che circa un terzo servisse a riqualificare aree già urbanizzate, il consumo di territorio sarebbe stato di circa 6 milioni. Significava costruire, su una superficie utile di 563.608 metri quadrati,  8.671 nuovi appartamenti mediamente di 65 metri quadrati. Su altri 235.242 metri quadrati, sarebbero sorti nuovi iper e supermercati, massacrando i piccoli e medi negozi già in crisi, e così deteriorando la qualità di vita e l’attrazione dei centri urbani.

Ben oltre la metà del 2° POC ha regalato ai “poteri forti” di questa città 12 comparti di notevoli dimensioni, rimessi in vita dal 1° POC, “che prevedono, a fronte dell’edificazione, la realizzazione di opere di interesse pubblico”, disse la Giunta de Pascale e continua a dire l’assessora Del Conte. Peccato che i benefici pubblici fossero e siano irrisori, a volte perfino dannosi (vedi la mezza tangenziale di Porto Fuori), a fronte della distruzione, solamente per queste 12 maxi lottizzazioni, di oltre 3 milioni di metri quadrati di ambiente naturale, quasi tutto agricolo.

Il 2° POC non è però finito nel 2021, com’era scritto, perché la maggior parte delle nuove cementificazioni si è abbattuta su questi ultimi tre anni e si abbatterà sui prossimi. La Regione ha infatti consentito che il loro iter di approvazione fosse prorogato fino a tutto il 2021 e la stipula delle convenzioni fino a tutto il 2023, e infine, a causa degli eventi alluvionali del maggio precedente, al 3 maggio 2024. Significa che il nuovo PUG (Piano Urbanistico Generale), imposto ai Comuni dalla legge regionale del 2017, ma tuttora congelato dalla Giunta de Pascale nel proprio freezer degli affari, è ancora molto lontano dall’essere adottato dal Consiglio comunale, cosicché nel frattempo, protetta dalla legge regionale del 2017, la brutale cementificazione del territorio ravennate continuerà irrefrenabile. Questa è la palla al piede che le due Giunte de Pascale lasciano alle nuove generazioni dei ravennati.”