“Del brutale abbattimento dei pini avvenuto nel febbraio 2023 in 7.700 metri quadrati della pineta comunale di Casal Borsetti posta a Marina Romea sul lato sinistro del fiume Lamone e confinante col Villaggio turistico della “Cooperativa Capannisti Tempo Libero”, fu il sottoscritto ad informare l’opinione pubblica il 23 marzo, esponendo al tempo stesso all’autorità giudiziaria elementi informativi documentati che avrebbero orientato l’indagine penale verso l’identificazione dei responsabili. Solo allora il sindaco de Pascale dichiarò che, “non appena le condizioni stagionali lo renderanno possibile, auspicabilmente già nel prossimo autunno 2023”, l’area sarebbe stata “completamente rinaturalizzata e riforestata”.

Il 2 dicembre 2023  gli ho però  contestato come nulla fosse “neppure stato avviato alla realizzazione”. Il 29 agosto 2024, non essendosi mosso alcunché nemmeno con quasi 17 mesi di attesa, mi sono rivolto alla Procura della Repubblica, qualificandomi come persona offesa dai fatti, in quanto consigliere comunale, e perciò chiedendo ed ottenendo di conoscere lo stato del procedimento penale.  Il 28 novembre ho quindi potuto visionare il fascicolo giudiziario ed estrarre copia del decreto penale, emesso dal GIP Corrado Schiaretti, che ha condannato a 11.400 euro di ammenda il presidente della Cooperativa Capannisti Tempo Libero committente delle opere e il titolare dell’impresa esecutrice, imputati dei reati di cui all’art. 181 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (assenza dell’autorizzazione ambientale/paesaggistica) e all’art. 733 bis del codice penale (danneggiamento e deterioramento di un habitat naturale di estremo valore ecologico, protetto dalla normativa nazionale e internazionale). Questo 17 dicembre ne ho informato l’opinione pubblica e al tempo stesso il sindaco, del tutto all’oscuro, lamentando come la sua Giunta non avesse addirittura inserito il ripristino dell’area abbattuta nel piano triennale dei lavori pubblici 2025-2027. Ed ecco che il giorno dopo, 18 dicembre, il Comune ha finalmente adottato l’atto  che  approva almeno il documento di indirizzo, primo passo per la successiva progettazione dell’opera.

Il documento evidenzia come la parte di pineta abbattuta “conservi delle caratteristiche di estremo pregio riguardo al paesaggio pinetale antico, con evidente capacità di rigenerazione spontanea di Pinus pinea, una lettiera ricca di muschi e licheni tipici della foresta matura, un sottobosco ben bilanciato con presenza di Asparagus angustifolia, Ruscus aculeatus e una varietà di arbusti autoctoni non certo frequente altrove, nemmeno nelle pinete storiche di San Vitale e Classe”. È  stata dunque compiuta una strage, in quanto l’atto di disboscamento e movimento terra illegittimo ha causato un’evidente alterazione del paesaggio per una fascia larga 20-30 metri e lunga circa 200 metri, confinante sul lato Sud con il villaggio turistico […].   Al tempo dell’accadimento, fu rilevata la rimozione di alcuni centimetri di soprassuolo effettuata con mezzi meccanici, con conseguente cancellazione dei rilievi dunali e l’eliminazione di tutta la vegetazione (erbacea, arbustiva e arborea) che era presente; i residui di vegetazione trinciati erano stati accatastati in alti cumuli a ridosso degli alberi della pineta, dove attualmente ancora si trovano, frammisti al materiale sabbioso asportato. Nella fascia decorticata erano presenti in precedenza anche avvallamenti naturali (bassure interdunali) ospitanti fauna e vegetazione igrofila, che erano al contrario stati colmati mediante lo spianamento dei rilievi dunosi”. Si calcola perciò che i tempi d’intervento, distribuiti in cinque fasi, debbano essere articolati in tre anni. Prima ancora occorre però che il Comune rediga il progetto di fattibilità tecnico-economica e il progetto esecutivo dei lavori, affinché – come Lista per Ravenna raccomanda – l’opera sia inserita, nei primi mesi del 2025, tra quelle previste nel triennio 2025-2027 e da avviare entro il 2025 stesso.

Il Comune non conosceva e non avrebbe conosciuto l’esito del procedimento penale non essendosi mostrato parte offesa, come fatto dal sottoscritto, durante la fase delle indagini penali preliminari. Il 21 dicembre ho perciò inviato al sindaco copia del decreto penale di condanna, affinché, non potendo più costituirsi parte civile in un procedimento penale concluso, avvii al più presto una causa civile verso i responsabili del disboscamento, perché gli risarciscano il danno materiale (la ricostituzione dell’ambiente abbattuto e devastato) e il danno alla propria reputazione di ente pubblico, proprietario pur disattento dell’area, che ne è derivato.”