“Stiamo parlando di 1.283 orti sociali del Comune di Ravenna, distribuiti in città e in dieci località del forese e del litorale, concessi in uso a pagamento ad altrettante famiglie, quasi tutte di pensionati, per l’autoconsumo dei prodotti. Ma ce n’è anche una moltitudine di proprietà privata, almeno 150 a Porto Fuori” commenta Alvaro Ancisi, Capogruppo di Lista per Ravenna.
“Ieri mattina ho ricevuto da fonte attendibile copia del seguente messaggio, avente come oggetto: “Risposta che la Prefettura dà ai cittadini per gli orti”: “La coltivazione del terreno per uso agricolo e l’attività diretta alla produzione per autoconsumo rientrano nel codice ATECO 01 e sono quindi consentite, a condizione che il soggetto interessato attesti, con autodichiarazione completa di tutte le necessarie indicazioni per la relativa verifica, il possesso di tale superficie agricola produttiva e che essa sia effettivamente adibita ai predetti fini, con indicazione del percorso più breve per il raggiungimento del sito. Qualora il terreno agricolo sia inserito negli orti sociali, verrà garantito un costante controllo affinché vengano rigorosamente rispettate le misure precauzionali per contrastare il virus COVID-19 e vengano evitati gli assembramenti”: esattamente quanto domenica scorsa avevo chiesto fosse fatto valere a Ravenna con la lettera aperta inviata al prefetto e al sindaco; le stesse parole con cui la Presidenza del Consiglio dei ministri, sul proprio sito internet, ne aveva nel frattempo confermato la legittimità in tutta Italia” spiega Ancisi.
“Nel Comune di Ravenna era invece imposto ai possessori di questi orti, in difformità dalla legge, il divieto di uscire dalla propria abitazione per andare a coltivarli, anche in solitudine. L’11 marzo, l’assessore al Decentramento di Ravenna aveva inviato una “raccomandazione” ai gestori delle aree comunali adibite ad orti sociali secondo cui, “non essendo consentito nessuno spostamento dalla propria abitazione, non è possibile recarsi presso le aree orti”. Ad alcuni sono stati inflitte pesante multe, assimilando assurdamente gli orti ai parchi” continua Alvaro Ancisi.
“Ho aspettato invano tutta la giornata che il chiarimento del Prefetto, definitivo di per se stesso perché egli coordina tutte le forze dell’ordine della provincia, fosse pubblicato da qualche istituzione pubblica, in primis il Comune di Ravenna, autore della suddetta infondata “raccomandazione”. Ragion per cui migliaia di cittadini attendevano sconcertati di sapere – ne ho avuto alcune sofferte testimonianze – se le sementi, le piante e i prodotti dei loro orti dovessero proprio marcire, dopo un mese e mezzo in cui non avevano potuto né innaffiare il terreno, né raccogliere i vegetali man mano maturati, primaverili o ancora invernali (radicchio, insalata, fava, cipolla, cavolfiore, finocchio, bietola, cicoria, porri, ecc.)” prosegue Ancisi.
“Poi, alle 21 di sera, è uscita on line la notizia che il presidente della Regione, Bonaccini, aveva appena firmato un’ordinanza con cui dispone, tra l’altro, che: “In tutta l’Emilia-Romagna, dal 23 aprile al 3 maggio è consentita la coltivazione del terreno per uso agricolo e l’attività diretta alla produzione, per autoconsumo, anche all’interno degli orti urbani e comunali. Attività che potranno avvenire esclusivamente all’interno del proprio comune di residenza”. Un topolino partorito dalla montagna, giacché l’unica novità, rispetto alle norme governative e regionali vigenti, è il divieto di muoversi fuori comune, problema inesistente a Ravenna. Bonaccini avrebbe dovuto farlo con la sua ordinanza dell’ 11 aprile, dopo il decreto Conte del 10 aprile. Valgono le stesse regole che valevano per tutti i cittadini già da prima: nessun assembramento, distanza di un metro da ogni altra persona, invito a scegliere il percorso più breve. Ci voleva il timbro politico della Regione” afferma Ancisi.
“La battaglia ingaggiata da Lista di Ravenna ha sollevato un’eco popolare talmente forte da farsi sentire ai piani alti della politica. La vicenda insegna, ancora una volta, che consultare o almeno ascoltare tempestivamente le voci appropriate dell’opposizione fa bene anche alla maggioranza. Ora si aspetta che, dopo Faenza, anche chi governa Ravenna pronunci con chiarezza la liberazione degli orti sociali. Se vale la giustizia, le multe fatte devono essere annullate, senza costringere la povera gente a fare dei complicati ricorsi” conclude Alvaro Ancisi.