“Con sei mesi di ritardo rispetto a quando la statale Ravegnana fu riaperta al traffico dopo il crollo della diga sul fiume Ronco, le imprese danneggiate nelle loro attività hanno ottenuto il risarcimento, pur magro, concesso dal Comune” afferma Alvaro Ancisi, Capogruppo di Lista per Ravenna.
“Il provvedimento deliberato inizialmente aveva stabilito di esentare gli “esercizi commerciali, artigianali, pubblici esercizi, turistici e ricettivi ubicati nell’area preclusa al traffico” dal pagamento della TARI (raccolta rifiuti), della TOSAP (occupazione di suolo pubblico) e dall’ICP (pubblicità). Siccome l’area chiusa al traffico è stata solamente il tratto della Ravegnana tra la tangenziale Classicana e Longana, Lista per Ravenna obiettò che pochi o nessuno ne avrebbero usufruito. Presentò allora, in consiglio comunale, un emendamento (allegato), che avrebbe esteso il beneficio agli esercizi stessi “ubicati nell’area economicamente danneggiata”, che non era solo la parte della Ravegnana “preclusa al traffico”, ma l’intera Ravegnana da Ravenna a Coccolia. Fu bocciato per 19 voti contro 15, con la motivazione che la legge non lo consentiva. La maggioranza, pur restando invariata la legge invocata, si è dovuta poi rimangiare questa decisione per far sì che non fosse un bluff totale. Lo dimostra ora l’elenco delle 16 imprese rimborsate, che non ne presenta una tra la Classicana e Longana, bensì 3 a Ravenna tra il Ponte Assi e la tangenziale, 5 a Ghibullo, 1 a Roncalceci e 7 a Coccolia” continua Ancisi.
“La soddisfazione di aver ricevuto ragione nei fatti resta tuttavia amara, per due motivi.
- I rimborsi si sono rivelati i “topolini” che avevamo previsto. Non essendoci occupazione di suolo pubblico o pubblicità su strada da parte di nessuna impresa su tutta la Ravegnana, dieci mesi di guadagni falcidiati hanno restituito alle imprese danneggiate solo la TARI di quel periodo: in totale 12.532,15 euro, in media poco più di 700 euro.
- Ma ci rattrista che sia stato bocciato dalla maggioranza anche il nostro ordine del giorno che, dando una soluzione più adeguata agli effetti devastanti che la chiusura della Ravegnana ha prodotto su una platea assai più vasta di cittadini, avrebbe riconosciuto a loro dei contributi finanziari, non un’esigua esenzione fiscale. Ne avrebbero beneficiato sia le imprese attive nelle aree territoriali di San Pietro in Vincoli, di Roncalceci e di Ravenna Sud (in particolare San Marco e San Bartolo), sia i cittadini residenti o attivi in tali aree per i danni sofferti alle loro esigenze lavorative o familiari, da attestare opportunamente. La Giunta avrebbe stabilito, emettendo un bando pubblico, quali parametri oggettivi adottare per definire le somme da concedere ai richiedenti in regola. Tutto sarebbe stato pienamente legittimo, applicando il regolamento comunale dei contributi, che la Giunta comunale utilizza spesso a man bassa, anche per ragioni meno nobili e giustificate” conclude Alvaro Ancisi.