Nell’ultimo giorno concesso dalla legge, martedì 31 maggio, il consiglio comunale di Ravenna ha approvato, contrari tutti i gruppi di opposizione, il piano tariffario della TARI per il 2022. Unica notizia positiva la deroga al regolamento comunale della tassa rifiuti, con cui ne viene dilazionato al 31 dicembre il pagamento con una bolletta unica, anziché con tre bollette scadenti a fine aprile, luglio e novembre. Quella peggiore è che, mentre nel 2021 il Comune ha incassato dalla TARI 28,378 milioni, quest’anno l’incasso sarà di 31,386 milioni, il 10,6% in più. Il dibattito ha tuttavia consentito al sottoscritto (vedi http://bit.ly/archivio-sedute-cc) di portare in luce dati che la totalità dei contribuenti non conosce e non avrebbe conosciuto, in buona parte neppure contenuti nella documentazione consegnata ai consiglieri, su come si è arrivati a comporre un “montante” di tale smisurata entità.
IL SISTEMA NORMATIVO
Occorre premettere che il sistema normativo della TARI fa capo ad una legge nazionale (quella di stabilità del 2014) e che la regolazione tariffaria del settore è attribuita ad ARERA, autorità nazionale per Energia, Reti ed Ambiente. Il metodo tariffario è competenza di ATERSIR, agenzia della Regione Emilia-Romagna per il sistema idrico e i rifiuti, composta dai Comuni. Il piano tariffario annuale che ne discende è predisposto per ogni Comune dal gestore del proprio servizio e approvato dal consiglio comunale.
SCARICHI INGIUSTI SULLE BOLLETTE
Ecco dunque come è stato composto per Ravenna quello di HERA per il 2022, approvato martedì scorso. Il servizio rifiuti in se stesso è stato valutato 26,773 milioni, saliti a 29,450 con l’IVA al 10%, che, essendo una tassa su una tassa, è addirittura incostituzionale. Il servizio di riscossione delle bollette (fino all’anno scorso affidato ad Hera, da quest’anno alla nuova società Municipia) mantiene l’alto prezzo del 2021, pari a 609 mila euro, che diventa però 743 mila con l’IVA al 22%. È stato valutato 532 mila euro l’insoluto, cioè il monte delle bollette non pagate, che viene dunque scaricato su quanti invece pagano le proprie. Valgono 555 mila euro gli sconti riconosciuti in bolletta agli utenti domestici che praticano il compostaggio aerobico in area verde o giardino privato, oppure che portano nei centri di raccolta i rifiuti in forma differenziata (carta, plastica, vetro, ecc.); sono di 191 mila euro gli sconti in bolletta riconosciuti agli utenti non domestici che avviano in proprio al recupero i rifiuti urbani prodotti dalle loro attività: la beffa è che questi 746 mila euro di sconti vengono addossati sulle bollette di tutti i contribuenti della TARI. Ecco dunque come si è arrivati a 31,386 milioni, ripartiti al 61% sulle famiglie (utenti domestici) e per il 39% sulle attività d’impresa (utenti non domestici): sperequazione che abbiamo nuovamente contestato in Consiglio, ottenendo la risposta che stanno pensando a rimuoverla per il futuro.
DAL PORTA A PORTA ALLA TARIFFA PUNTUALE
Tutto ciò, mentre si sta estendendo all’intero territorio comunale una raccolta porta a porta che nessuno rigetta, essendone compreso l’obiettivo di aumentare la raccolta differenziata fino a non smaltire più i rifiuti nelle discariche. Più si ricicla, meno si danneggia l’ambiente. Riutilizzando le materie prime si risparmiamo le risorse naturali e si genera nuovo valore da ciò che abbiamo già utilizzato. Sotto accusa è invece la qualità del servizio per disorganizzazione, carenze, poca igienicità e afflizione degli utenti.
Ma Lista per Ravenna contesta soprattutto come sia largamente lontano negli obiettivi il passaggio dalla tassa rifiuti alla tariffa puntuale, dei cui vari sistemi la legge dell’Emilia-Romagna n. 16 del 2015 prescriveva l’introduzione in tutti i Comuni della regione entro il 31 dicembre 2020. Tariffa puntuale significa pagare in base alla quantità dei rifiuti prodotti e conferiti. Quindi, una gestione rifiuti capace di calcolare il reale volume e peso dei singoli svuotamenti di ogni utente, per dedurne la sua vera tariffazione specifica.