“PONTI IN STAND BY

Ci sono ponti strategici per circolare agevolmente e in sicurezza nel territorio ravennate messi molto male. Diversi, già finanziati da tempo se non addirittura cantierati, si trascinano a lungo in attesa di una salvifica ristrutturazione. Finalmente conclusa, alla vigilia di questa estate, la triste odissea dei due ponti su via Baiona lato Porto Corsini, Lista per Ravenna si sta tuttora occupando dei due su via Baiona lato Cimitero e dei tre, fermi a zero, posti sulle vie Nuova e Nuova di Sulo, in zona Filetto-Roncalceci. Raccogliamo inquietudini anche sul cavalcaferrovia di via Teodora, chiuso per lavori dall’11 luglio, ma“da eseguirsi entro il periodo estivo” (scritto nel progetto esecutivo). Circa lo sfortunato Ponte Grattacoppa sul Lamone (nella foto), i giornali locali hanno ricevuto nel mattino di venerdì scorso il nostro “ultimatum alla Giunta de Pascale sul cantiere del ponte Grattacoppa chiuso da quattro mesi”, volto a sapere dagli uffici tecnici del Comune “quando riaprirà il cantiere in questione e con quale cronoprogramma che definisca il termine finale dei lavori”. Tanto è bastato, perché, nel pomeriggio dello stesso giorno, il sindaco, annunciando che “la prossima settimana il cantiere potrà ripartire per una parte delle lavorazioni”, ma “un’altra parte invece dovrà attendere una consegna di materiali ai primi di ottobre”dicesse che si tratta di problemi “generalizzati in tutto il settore delle costruzioni”.

PASSERELLA A GONFIE VELE

  • Dei problemi che affliggono il settore delle costruzioni non soffre il completamento della passerella di legno sul lungo canale in Darsena, ai cui 200 metri attuati, costati 700 mila euro, se ne aggiungono altri 1.400 onde raggiungere il ponte mobile. I lavori sono stati appaltati nell’aprile scorso al consorzio cooperativo CEAR al prezzo di 2.371.000 euro, che portavano il costo totale della passerella a 3 milioni e 71 mila euro. Bastassero, perché, “per far fronte agli eventuali maggiori costi”, il 24 agosto scorso il Comune ha stabilito di finanziarli con altri 415 mila euro, utilizzando, senza esserne obbligato, il risparmio di spesa ottenuto nella gara d’appalto, così da innalzare a 3 milioni e mezzo il prevedibile costo totale dell’intervento.
  • La passerella – bella, sapientemente progettata e utile quanto si vuole – non è però un intervento prioritario, bensì secondario per sua stessa natura. Concepita perché i ravennati e i turisti ammirino e godano della Nuova Darsena risanata e riqualificata secondo il progetto “Ravenna in Darsena, il mare in città”, prima si sarebbero dovuti realizzare gli obiettivi principali dell’opera, partita nel 2016, col finanziamento dello Stato, per essere compiuta entro il 2019. Tuttora l’immagine e la percezione della Nuova Darsena soggiacciono però largamente a quella usurata della Darsena storica, a cominciare dalla mancata bonifica del canale fogna. Firmando la convenzione per realizzare il sistema fognario con oltre 7 milioni di euro governativi, il sindaco disse: “L’intervento macro di risanamento ambientale sulla rete fognaria rappresenta la pre-condizione alla realizzazione degli altri interventi ed è il punto di partenza per il rilancio della Darsena”“Risanamento ambientale” era dir troppo anche solo perché la rete fognaria interessata copre appena un quarto dell’intera Darsena di città. Ma il Candiano non sarà mai veramente risanato da queste parti finché non sarà liberato dal lerciume tossico che vi si è stabilizzato, per la cui bonifica non esiste neppure un’idea di progetto. E comunque, le nuove parziali fogne, avviate il 21 febbraio 2020 per essere terminate entro 14 mesi, sono tuttora in corso d’opera. Mancano ancora o sono spariti: la riqualificazione dell’informe e disordinato piazzale Aldo Moro come centro intermodale (parcheggi multipiano per promuovere l’interscambio tra auto, bus e treno, compatibilmente con pedoni, biciclette e “altri nuovi mezzi di mobilità sostenibile”); il “pontile per l’accesso all’acqua e collegamento sostenibile col mare”; il “POP UP sport, nautica e ricerca”, soppresso; il recupero del cosiddetto Sigarone, importante testimonianza di archeologia industriale, cancellato. Nell’ex magazzino industriale “Area T” c’è solo la birreria, realizzata da un privato, ma non il previsto grande open space per mostre ed attività espositive. Però c’è la passerella.”