“Fino al luglio scorso, nessuno avrebbe detto che la Giunta de Pascale avrebbe avuto il coraggio di far approvare dal Consiglio comunale una variante agli strumenti urbanistici vigenti a Ravenna per far pavimentare 32.100 metri quadrati di terreni agricoli periurbani posti sulla via Romea Nord a ridosso della rotonda dei Camionisti e sotto il depuratore di Hera, affinché un autotrasportatore privato vi costruisca un enorme parcheggio di camion. Nel giugno precedente l’Autorità Portuale di Ravenna aveva infatti assegnato i lavori per la costruzione di “Ravenna Park”, un grande parco pubblico per l’autotrasporto su un terreno di 127 mila metri quadrati di sua proprietà, posto a nord delle Bassette dove la stessa via Romea Nord incrocia la Romea DIR: dotato di 214 posti parcheggio per i TIR, compresi quelli per camion refrigerati, 25 per il trasporto di animali vivi e 25 per i “bisonti” che trasportano merci pericolose, nonché di tutti i servizi utili per la sosta e il riposo anche notturni degli autotrasportatori (un hotel, aree per la ristorazione, negozi, ecc.) e per la manutenzione e i rifornimenti dei mezzi, esso sarà anche vigilato ininterrottamente. Perché e come, allora, l’ennesimo massacro di terreno agricolo?

È stata grottescamente applicata al caso una norma della legge regionale n. 24 del 2017, celebrata come “consumo zero” di territorio, che consente di approvare, con procedura semplificata, “interventi di costruzione di nuovi manufatti necessari per lo sviluppo di attività economiche già insediate in aree collocate in prossimità delle medesime attività”. L’intervento riguarda infatti aree agricole poste a sud di quella occupata da una cooperativa di autotrasporto. La variante urbanistica è stata approvata il 25 luglio scorso solo dalla maggioranza, da cui però si sono dissociati Ravenna Coraggiosa, che si è astenuta, e i 5 Stelle, che hanno votato contro, nonostante in Giunta abbiano un assessore ciascuno. Hanno votato contro anche Lista per Ravenna e Ravenna Viva. Le critiche più rilevanti, esposte dalla prima, sono le seguenti.

  1. Il Comune di Ravenna non era obbligato ad approvare il progetto di edificazione, avendone solo la facoltà. Era dunque libero di dirgli no in nome di interessi pubblici di gran lunga superiori a quelli privati. L’interesse maggiore sarebbe stato di salvaguardare una vasta area di terreni agricoli. La legge Bonaccini sul consumo zero di territorio è stata contraddetta nella sua finalità cardine.
  1. Trattandosi di zona agricola periurbana, cioè limitrofa ad una zona urbana, è stata violata gravemente la legge regionale n. 20 del 2000: “Codice del governo territoriale”, allegato A 20, che per queste zone “persegue prioritariamente il mantenimento della conduzione agricola dei fondi” ed in secondo luogo solo “la domanda di strutture ricreative e per il tempo libero” e “il miglioramento della qualità ambientale urbana, attraverso la realizzazione di dotazioni ecologiche […] e di servizi ambientali”, comunque esclusivamente con intervento diretto del Comune e non di privati. La variante urbanistica, avendo preteso di legittimare un intervento assolutamente contrastante con la natura dell’area, trasformandola in “città consolidata o in via di consolidamento”, è una specie di stupro. Basti dire che nelle aree circostanti esistono solo vastissime aree agricole con un solo edificio residenziale, altro che “città”.
  2. L’area è collocata su un tratto della Romea Nord molto congestionato, disastrato e pericoloso, che una grande flotta di camion aggraverà inevitabilmente.
  3. Il fabbisogno pubblico di un’area parcheggi per l’autotrasporto nella zona nord ovest di Ravenna è soddisfatto dal sopraddetto Park Ravenna dell’Autorità Portuale, situato peraltro in posizione viaria ottimale, per la connessione diretta con via Baiona e da lì col porto, senza opprimere ulteriormente via Romea No.
  4.  L’operazione immobiliare lascia perplessi. L’“attività economica già insediata” sul posto era una cooperativa in attività dal 1984. Non avendo però terreno su cui espandersi, ha acquistato i terreni agricoli confinanti il 12 novembre 2020. La richiesta di procedimento unico, consentito dalla legge regionale, sul progetto di “ampliamento dell’attività di autotrasporto esistente”, è stata presentata al Comune il 24 agosto 2022 dalla cooperativa stessa, che però il 14 febbraio 2023 l’ha volturata a favore di una srl (società a responsabilità limitata) costituita appena il 21 gennaio 2022. Ad essa, il 13 luglio 2022, la coop aveva ceduto il ramo d’azienda e il compendio immobiliare comprendente i terreni agricoli a progetto. Coop e società hanno lo stesso nome CLT (cooperativa lavoratori trasporti), ma una grande diversità: per cooperativa si intende un gruppo di persone che si uniscono e collaborano volontariamente per il loro reciproco, sociale, economico e culturale vantaggio; una società è invece un’entità legale separata, di proprietà degli azionisti, che può anche funzionare a scopo di lucro. CTL società è peraltro una srl unipersonale, dove un solo socio detiene tutte le quote dell’impresa. CTL srl dichiara ora di aver un “parco mezzi a disposizione di oltre 500 unità” e di essere affiancata dalla società Carbon Logistic srl, “azienda di diritto rumeno”, la quale “concorre alla realizzazione del servizio finale”. CTL coop esiste ancora, proprietaria di un edificio ad uso deposito e del piazzale antistante, posizionati nella parte più vecchia del sito esistente in via Romea Nord 156/B, lo stesso indirizzo della “nuova” CTL srl. Gioco d’interessi perfetto, in cui ogni parte privata ha perseguito legalmente i propri. Oscuri invece, come sopra esposto, gli interessi pubblici.

Ciò premesso, considerato che non è possibile recedere dall’operazione di cui sopra, ormai giuridicamente irreversibile, ma potendosene ricavare un’esortazione per comportamenti futuri di questa Amministrazione,

IL CONSIGLIO COMUNALE DI RAVENNA

esprime alla Giunta il seguente indirizzo:

nelle more dell’entrata in vigore del nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG) di questo Comune e quindi della piena applicazione della legge regionale n. 24 del 2017: “Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio”, in particolare delle sue disposizioni generali di cui al titolo II, capo I: “Consumo del suolo a saldo zero”non siano sottoposte ad approvazione del Consiglio comunale varianti degli strumenti urbanistici vigenti che implichino consumo di suolo.”