“Le precisazioni pubblicate ieri dall’Ente Parco del Delta del Po su Facebook, più puntuali rispetto a quelle fatte a caldo l’8 agosto, indirizzano la vendita scandalo dell’Ortazzo Ortazzino ad una società immobiliare verso la conoscenza dei termini esatti, tuttora malcelati, dei fatti avvenuti, tracciando però anche una strada interessante per porvi rimedio.

 

VINCOLI TASSATIVI

Nella mia interrogazione al sindaco del 14 agosto avevo assicurato, fin dalla prima battuta, che il comparto Ortazzo, Ortazzino, Foce del Torrente Bevano” è “protetto dalle legislazioni europea, statale e regionale”, essendo perciò “certo che lì non si può costruire niente”. Non potevo dilungarmi, ma ha fatto bene il Parco a metterci un punto fermo, chiarendo come le norme che gravano su questo comparto, fissate nel relativo Piano Territoriale, pongano i seguenti vincoli: nei 71 ettari della zona A (unica in tutto il Parco) la tutela è integrale, vietando perfino  di accedervi; nei 340 della zona B sono autorizzabili solo attività finalizzate alla conservazione della natura; nei rimanenti 72 dell’area C, in aggiunta a tali attività, è consentito fruire dei percorsi stradali interni per attività del tempo libero, senza utilizzare veicoli a motore, né arrecare disturbo alla fauna. Si potranno, a mio avviso, rimuovere eventualmente alcune possibili ambiguità d’interpretazione, per esempio facendo confluire l’area C nell’area B.

 

ECOSISTEMA IMPAREGGIABILE. TORNI IN MANO PUBBLICA

  1. Punto fondamentale è però che i 483 ettari dell’Ortazzo Ortazzino non devono rimanere in mani private per scopo di lucro. Valgono le parole con cui Federico L. Montanari, esimio naturista, ha descritto così, sul suo post, questi luoghi: “Ultimo lembo di territorio nel quale è possibile osservare la continuità degli ecosistemi naturali dalla riva del mare ai boschi dell’entroterra. Dalla conservazione e dallo studio di questi habitat giungono indicazioni per la migliore gestione e ricostruzione del sistema litoraneo, per ridurne il numero e il costo degli interventi gestionali, per migliorare la stabilità del territorio delle dune. Conservare questa porzione di territorio ha un effetto sul clima molto, molto migliore dell’impianto di alberelli qua e là. E, caso mai, può dare indicazioni su cosa, dove e come piantare nelle zone nude”. Per mezzo secolo, la precedente proprietà privata ha prodotto solo degrado e abusivismo. Ora l’Ortazzo Ortazzino deve tornare tutto in mano pubblica appropriata.
  2. Orienta in questa direzione l’impegno appena espresso dal Parco del Delta: “procedere alla verifica della regolarità procedimentale della compravendita stessa”Viene in soccorso al riguardo la legge nazionale sulle aree naturali protette, che all’art. 15 afferma: “L’Ente parco deve esercitare la prelazione entro tre mesi dalla notifica della proposta di alienazione. La proposta deve contenere la descrizione catastale dei beni, la data della trasmissione del possesso, l’indicazione del prezzo e delle sue modalità di pagamento. Qualora il dante causa non provveda a tale notificazione o il prezzo notificato sia superiore a quello di cessione, l’Ente parco può, entro un anno dalla trascrizione dell’atto di compravendita, esercitare il diritto di riscatto nei confronti dell’acquirente e di ogni altro successivo avente causa a qualsiasi titolo. Dunque, si intravvede un percorso da esplorare perché il Parco possa ancora esercitare il diritto di riscatto ed entrare in possesso dell’Ortazzo Ortazzino. È dunque lecito chiedergli fin d’ora di far conoscere pubblicamente l’atto, tuttora misterioso, della vendita effettuata al privato immobiliarista, che il Parco ha il diritto di ottenere. Si potrà così rispondere anche all’assessore all’urbanistica del Comune di Ravenna che domenica scorsa ha detto: “Quella è un’area a vari livelli di tutela naturalistica e non è permesso lottizzare e costruire. È chiaro che andrò a fondo alla cosa. Non capisco come nel contratto di compravendita possano comparire affermazioni relative all’edificazione di terreni in quell’area del Parco del Delta del Po, affermazione che aveva giustamente fatto scalpore.
  3. Se infine il Parco potrà esercitare il diritto di prelazione, gli dico io dove chiedere i soldi per diventare proprietario dell’Ortazzo Ortazzino, chiarendo l’altro mistero su cui nessuno mi ha ancora risposto. Nel piano triennale 2019-2021 dei lavori pubblici del Comune di Ravenna è stato iscritto il finanziamento di 512.000 euro del bilancio comunale per “Acquisto dell’area naturalistica denominata Ortazzo/Ortazzino a nord di Lido di Classe”. In tale bilancio, questo fondo è rimasto disponibile almeno fino al giugno 2021, quando constatai che quell’acquisto era compreso tra gli “Interventi previsti sui Lidi sud”. Con l’elezione ad ottobre della nuova Giunta de Pascale quei soldi sono spariti senza nessuna spiegazione. Un silenzio totale è calato sull’Ortazzo Ortazzino fino al fattaccio attuale. La presidente del Parco deve solo rivolgersi al sindaco di Ravenna, che l’ha designata a quella carica.”