L’ultima mia comunicazione di interesse pubblico come consigliere comunale in scadenza coincide con l’ultimo atto dell’assessore ai lavori pubblici Fagnani, a cui con l’occasione rivolgo un grato saluto per il rapporto reciprocamente cordiale e leale che abbiamo sempre avuto nell’esercizio dei nostri mandati, riconoscendogli l’onore delle armi per l’impegno generoso con cui ha assolto il proprio.
Ho ricevuto ieri la sua risposta alla mia interrogazione dell’8 settembre su “Rivestimento di bambù del nuovo Polo degli uffici. Quali garanzie tecniche contro il rischio di incendio”, in sostanza così espressa: “L’incendio che ha divorato i pannelli di rivestimento della Torre del Moro a Milano, “bruciati come il cartone”, secondo la Procura della Repubblica di Milano, nonostante fossero composti da due lamiere di alluminio e da un nucleo di sostanze minerali difficilmente infiammabili, fa comunque ritenere probabile che in realtà essi non fossero ignifughi, nonostante questo grattacielo sia stato costruito appena dieci anni fa. Viene da chiedersi, a Ravenna, se siano ignifughi i rivestimenti dei due palazzi del Nuovo Polo degli uffici di viale Berlinguer, ingabbiati come sono in un involucro di bambù”. L’impressione ottica del bambù mi era stata convalidata, in mancanza di una chiara attestazione, da un professionista tecnico del settore edile
Questa la risposta di Fagnani: “Il rivestimento applicato all’esterno del nuovo Polo Uffici non è costituito da bambù ma da elementi di faggio vaporizzato. Il legno trova da secoli applicazione nelle costruzioni e anche le più recenti realizzazioni di bioarchitettura lo valorizzano per le sue molteplici proprietà, soprattutto per la sua origine naturale che lo rende un materiale ecosostenibile ed una risorsa rinnovabile. In questo il progetto in questione ha precorso i tempi. Da un punto di vista normativo la realizzazione di strutture anche portanti in legno è prevista dalle norme di prevenzione incendi assieme all’acciaio, alla muratura ed al cemento armato. Tali materiali, a differenza del legno, non sono combustibili ma presentano anch’essi problemi che vanno valutati in caso d’incendio, in particolare l’acciaio che, nonostante sia incombustibile, diminuisce notevolmente di resistenza se esposto a temperature elevate. In questo caso la struttura in legno non è una struttura portante ma solo di finitura ed è costituita da una serie di elementi cilindrici in faggio, verticali, posti all’aria aperta, distanziati fra loro e dalla facciata dell’edificio, ancorati ad elementi di acciaio zincato. L’insieme, nonostante il singolo elemento sia costituito da materiale combustibile, non crea una superficie continua che faciliti la propagazione dell’incendio né crea l’effetto camino con la facciata che si è visto nell’edificio di Milano, anzi, il distanziamento dall’edificio e la discontinuità nella posa ostacolano l’innalzarsi delle temperature e la propagazione delle fiamme. A questo va aggiunto che a ridosso degli elementi in legno non sono montati impianti elettrici o di altro genere che possano costituire fonte d’innesco”.
Riferita per onestà intellettuale la risposta, rassicurante rispetto al quesito sollevato, mantengo ovviamente tutte le riserve che ho più volte espresso sul progetto edilizio in questione, risalente al 2004 e avviato nel 2014, quando Fagnani non era ancora assessore. Innanzitutto, sull’involucro in cui i due edifici paiono ingabbiati, notevolmente stridente, in assenza di alcun riferimento storico-culturale, con l’assetto urbanistico del comparto edilizio intorno e coi materiali di finitura esterna, murari o lignei, tipici dell’edilizia locale; ma anche perché i lavori, che sarebbero dovuti terminare entro 900 giorni, cioè meno di due anni e mezzo, sono ancora lì dopo sette anni, sospesi fino a chissà quando; infine perché i costi sono cresciuti dai 26,4 milioni iniziali ai 32,3 certificati alla data del giugno 2020, pari a 3 mila euro il metro quadro di superficie edificata, pressappoco il doppio dei prezzi di mercato.