“Che “il rigassificatore” di Ravenna sia stato approvato dal Consiglio comunale martedì scorso col voto favorevole di tutti i consiglieri presenti, salvo l’astensione di Lista per Ravenna tramite il sottoscritto, ha dato un inaspettato rilievo, anche a livello nazionale, a questo voto “diverso”, a prescindere che non abbia intaccato l’unanimità del Consiglio. Ciò mi spinge a mettere in chiaro alcune verità.
- Non è vero che sia stato approvato “il rigassificatore”, bensì una variante ad hoc degli strumenti urbanistici del Comune di Ravenna sul posizionamento a terra dei suoi macchinari, contrastante coi criteri e le norme di rispetto e di salvaguardia del territorio che Ravenna si è data dal 2007. Sul rigassificatore il Consiglio comunale non è mai stato chiamato ad esprimersi.
- Mi sono detto favorevole in pieno al rigassificatore e alla scelta di collocarlo a Ravenna, esprimendo tuttavia alcune riserve proprio di carattere urbanistico/territoriale, riguardo a ragioni di sicurezza e tutela ambientale (la zona scelta è a 500 metri da un punto abitato e poco distante dal litorale di Punta Marina Terme, ma non lontana da quello di Lido Adriano). Pur nella straordinarietà ed urgenza, non si sarebbe dovuto soprassedere, quanto meno, ad una Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA), magari in forma semplificata. La durata eclatante della concessione, pari a un quarto di secolo, mi è parsa in grave contraddizione con la temporaneità dell’emergenza energetica, una specie di lungo retromarcia rispetto alla provvisoria, pur necessaria, limitazione del processo di transizione ecologica. Si sarebbe dovuto agganciare la scadenza della concessione al raggiungimento di una quota di produzione energetica da fonti rinnovabili capace di rinunciare al rigassificatore.
- Allo stesso tempo, sono stato coerente con la mia firma e col mio voto favorevole sull’ordine del giorno, primo firmatario il segretario comunale del PD, sui “Ristori, compensazioni e mitigazioni per il progetto rigassificatore di Ravenna”. Giusta la richiesta, rivolta allo Stato, che a Ravenna tocchino gli stessi ristori (sconti sulle bollette energetiche) che lo Stato andasse a riconoscere agli abitanti di Piombino per la stessa condizione. Ma la competenza a destinare le quote finanziarie a carico di SNAM, titolare della concessione, per le compensazioni e le mitigazioni del suo impatto sul territorio locale, è del presidente della Regione Emilia-Romagna, commissario del Governo competente a rilasciarla. Si sarebbe già dovuto discuterne nel consiglio comunale di Ravenna, in modo da affermare la richiesta che queste risorse finanziarie siano spese per progetti di rigenerazione urbana in chiave turistica delle località litoranee penalizzate anche sul piano socio-economico dagli insediamenti a terra del rigassificatore ed inoltre a progetti di efficientamento energetico, mobilità sostenibile e produzione di energia da fonti rinnovabili a beneficio dell’intero comune di Ravenna. Il fatto che il Consiglio comunale sia stato chiamato a votare, oltretutto a scatola chiusa, solamente la variante urbanistica, ha inciso esso stesso sulla mia – per quanto benevola in nome della giusta causa – solitaria astensione.
- Infine, in quanto ad altra specie di astensione, dei 10 consiglieri di opposizione non hanno partecipato al voto 7, pari a tre gruppi consiliari (per Forza Italia, Alberto Ancarani, giustificato per essere dovuto partire verso Roma causa impegni pubblici nella capitale, Ravenna Viva e La Pigna, che non ha neppure partecipato all’intera discussione sul tema né in Consiglio né in commissione).”