“È stata ed è immensa, spesso eroica, l’opera meritoria per salvare e/o riportare a casa le molte migliaia di cittadini che pagano il prezzo più alto per le alluvioni e inondazioni, non imprevedibili né impreviste, che hanno stroncato la provincia di Ravenna. È perciò giusto che la politica di parte resti ancora in stand by, anche se non solo l’opposizione. Non  è invece giusto che alcune risposte già urgenti prima, ma tenute in sospeso, ed ora applicabili all’emergenza, restino silenziate.

Settembre 2022. Un’alluvione aveva fortemente colpito le Marche; specialmente Senigallia, Cantiano ed Ostra. Fiumi esondati, persone intrappolate, intere aree industriali completamente distrutte. Da Coccolia, la località ravennate più esposta allo stesso rischio, con il fiume Ronco che passa sotto casa, si erano elevate grida di allarme. Appariva fondamentale, per la difesa del paese esposto per intero all’esondazione del Ronco, che l’argine del fiume fosse disboscato e ripulito dalla vegetazione che ne ingombrava l’alveo e le sponde. Altre situazioni del genere erano diffuse sugli altri corsi d’acqua del territorio comunale. Sapendo che su questi la responsabilità è dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile, che ha sede territoriale anche a Ravenna in piazza Caduti per la Libertà, raccolsi la notizia che proprio in quei giorni essa aveva messo a bando una gara da 2 milioni e 155 mila euro per appaltare opere di contenimento delle piene e la messa in sicurezza di tutti i corsi d’acqua della provincia di RavennaDivise in tre stralci, uno da 400 mila euro, riguardante il Lamone, il Savio, il Bevano, il Montone, i Fiumi Uniti e appunto il Ronco. Comprendeva lavori per rafforzarne e irrobustirne gli argini affinché resistessero ad ogni piena, se necessario realizzando delle scogliere dove l’argine appariva sfasciato o dove una piena si era portata via una parte della golena, ma anche eliminando gli alberi troppo grossi e riducendone la presenza, sfalciando inoltre le erbacce.  I lavori sarebbero stati realizzati gradualmente fino al 2024. Il 13 ottobre 2022 erano state aperte le buste contenenti le offerte delle ditte concorrenti alla gara

Oggi ci si può legittimamente chiedere, senza essere avvoltoi, ma neanche pecore, se quei lavori, effettuati con minore ritardo rispetto alla diagnosi prodotta dalla stessa Agenzia della Regione, avrebbero potuto evitare, almeno in parte, spendendo poco più di due milioni di euro, disastri che oggi ne richiedono migliaia di milioni. Ma una mia interrogazione, presentata al sindaco il 14 ottobre, si limitava a chiedere spiegazioni sull’effettiva realizzazione di quel progetto, auspicando che comprendesse anche il tratto del Ronco tutt’uno con Coccolia.

Su questo punto, due mesi dopo, esattamente il 13 dicembre, l’assessore delegato dal sindaco mi rispose in Consiglio sostanzialmente così: Grazie al Consigliere Ancisi. Sono d’accordo con lui, nel senso che la situazione è molto delicata e va tenuta in considerazione. Anche alla luce dell’interrogazione, abbiamo sentito l’Agenzia regionale della Protezione civile. È cambiato nel frattempo anche il funzionario di riferimento per cui avremo modo anche nei prossimi mesi di tornarci sopra e di capire se nell’oggetto delle manutenzioni pluriennali, ambito della programmazione pluriennale anche dell’Agenzia, ci sia la possibilità di vedere realizzata quella che il Consigliere chiama la battaglia per avere ricompresa la messa in sicurezza nel tratto di Coccolia”. Dunque non era più solo problema di Coccolia, ma dell’intero progetto, visto che la sola assenza di un funzionario aveva impedito per due mesi anche solo di riceverne informazioni. Replicai dunque di darmele in futuro, altrimenti sarei tornato alla carica. Nel frattempo, Coccolia è stata inondata già nella notte tra il 16 e il 17 maggio. L’ordinanza di evacuazione della popolazione, emessa appena il pomeriggio prima, ha richiesto l’intervento dei vigili del fuoco per salvarne una parte.

Sull’intero progetto “di contenimento delle piene e la messa in sicurezza di tutti i corsi d’acqua della provincia di Ravenna”, è dunque doveroso chiedere che fine ha fatto e come si intenda dargli corso ora, tenendo conto dei dissesti subiti da gran parte di loro, con la speranza, per il futuro, che ritardi ed inazioni, incompatibili con una saggia politica di prevenzione, non abbiano a ripetersi.”