“Punte Alberete e Valle Mandriole (o della Canna), affiancate sui due lati del fiume Lamone, sono le ultime paludi di acqua dolce, patrimoni unici di eccezionale valore naturalistico, rimaste dopo la bonifica di migliaia di ettari dei terreni a nord di Ravenna effettuata nell’arco di due secoli, fino al 1970. Punte Alberete, in particolare, è una “foresta allagata”, molto suggestiva per l’alternarsi di ambienti di bosco, più o meno inondato, di praterie sommerse, di spazi aperti e di una flora e fauna di straordinaria biodiversità. Il problema del livello idrico di queste oasi, riemerso giorni fa nel dibattito pubblico per i problemi di siccità che travagliano Valle della Canna, sussiste pure per Punte Alberete, ma per l’opposta ragione di una troppo alta quota di acqua. La causa ecologica del fenomeno sta nell’eccessiva formazione di vegetali tipica delle paludi, la cui degradazione alla fine del ciclo, essendo inferiore alla sua produzione, fa sì che si accumulino quantità smisurate di biomasse che trasformano le zone umide in una fitta boscaglia” afferma Alvaro Ancisi, Capogruppo di Lista per Ravenna.
“Un’assennata gestione di Punte Alberete che ne voglia salvaguardare le speciali caratteristiche paesaggistiche, floristiche, faunistiche ed anche scientifiche, anche ai fini didattici, ricreativi e turistici, deve dunque curare la rimozione delle piante in sovrannumero rispetto alla capacità degradativa del sistema palustre. Ogni estate si devono essiccare vaste porzioni delle bassure allagate, sfalciarne la vegetazione valliva ed asportarla dal fondo. Per farlo nel minor tempo possibile, onde non manomettere troppo pesantemente l’ambiente e disturbare eccessivamente la fauna, anch’essa molto ricca e peculiare, bisogna servirsi di mezzi meccanici (motofalciatrici, imballatrici, trattrici e rimorchi per il trasporto balle) dal peso consistente. I fondali vallivi, perché li reggano senza farli affondare, devono essere sottoposti ad un adeguato periodo di essiccamento, seguito da una veloce raccolta delle biomasse seccate, imballandole ad uso di mangime per gli allevamenti zootecnici. L’esperienza maturata in decenni di gestione ha consentito fino al 2013 – quando è cessata la convenzione del Parco del Delta con l’Associazione di Volontariato “L’ARCA” – di stabilire tempi abbastanza precisi per ciascuna fase dei lavori programmati. L’abbassamento dei livello idrico si attuava lentamente da fine maggio a fine giugno, l’essiccamento naturale dei fondali durava quasi tutto il mese di luglio, per sfruttarne le massime temperature e la minima piovosità, poi si sfalciava, si imballava e si asportava la vegetazione entro la metà di agosto, onde riallargare infine rapidamente il biotopo fino ai livelli stagionalmente ottimali” continua Ancisi.
“Il problema attuale di Punte Alberete consiste nel livello idrico eccessivo, fin dai mesi invernali, tale da non permettere più di essiccarne i fondali, allagati ormai da troppo lungo tempo, impedendo quindi di effettuare gli sfalci indispensabili per evitarne una gestione inadeguata. Non è il primo anno che Lista per Ravenna se ne occupa. La causa specifica di tale anomala situazione va attribuita alla presenza di falle nell’argine del canale Nuovo Carrarino interno all’oasi, che ai loro tempi venivano rilevate dalla presenza assidua, pressoché quotidiana, dei volontari dell’ARCA. Segnalate subito, Romagna Acque provvedeva immediatamente al sollecito ripristino della tenuta arginale, per impedire, doverosamente, la fuoriuscita dalla rete acquedottistica della preziosa acqua potabile, scongiurando al contempo il danno ambientale dovuto all’impossibilità o almeno al ritardo delle operazioni gestionali estive. Oggi peraltro il Nuovo Carrarino mostra un livello troppo elevato di acqua (+127 centimetri), la cui maggiore pressione idrostatica incentiva di fatto delle rotture nell’argine. Su come si intende affrontare l’attuale ricorrente emergenza di Punte Alberete, in considerazione anche delle condizioni preoccupanti del Nuovo Carrarino, interrogo il sindaco” conclude Alvaro Ancisi.