Lista per Ravenna si pronunciò a favore quando il governo statale e la Regione Emilia-Romagna, con l’appassionata perorazione del governo locale, silente il resto dell’opposizione, decisero che la nostra città avrebbe contribuito a fronteggiare l’emergenza energetica nazionale accettando che un rigassificatore navale della SNAM s’insediasse tra il suo mare e la sua costa. Fui però l’unico ad astenermi il 18 ottobre, in Consiglio comunale, nell’unica occasione in cui l’assemblea elettiva dei ravennati fu chiamata, non per impulso democratico, ma per obbligo, a pronunciarsi in materia. Precisai tuttavia che il Consiglio non aveva approvato “il rigassificatore”, bensì una variante ad hoc degli strumenti urbanistici comunali sul posizionamento a terra dei suoi macchinari, che contrastava con le norme di salvaguardia del territorio vigenti a Ravenna dal 2007. Motivai infatti l’astensione con diverse riserve attinenti alla sicurezza dei cittadini e alla tutela ambientale: sulla zona scelta, a soli 500 metri da un punto abitato, poco distante dal litorale di Punta Marina Terme e non lontana da quello di Lido Adriano; sull’ingiustificata assenza di una Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA), almeno in forma semplificata; sulla durata eclatante della concessione, pari ad un quarto di secolo, che contraddiceva gravemente la temporaneità dell’emergenza energetica e della limitazione al processo di transizione ecologica, anziché agganciarne la scadenza al raggiungimento di una pari quota di produzione energetica da fonti rinnovabili.
È però notizia di questi giorni che l’altro nuovo rigassificatore galleggiante della SNAM destinato al porto di Piombino, nonostante l’opposizione dell’intera comunità locale e del suo sindaco perfino in Tribunale, verrebbe trasferito a Ravenna una volta scaduti i tre anni di permanenza in quella città concessi dalla Regione Toscana. Si era pensato che venisse trasferito nella vicina Livorno, dove già la SNAM possiede da anni un nave rigassificatrice, collocata peraltro a 20 chilometri dalla costa, anziché agli 8 previsti per Ravenna. Ma l’ipotesi è stata smentita dalla stessa Regione Toscana, così da rendere candidata unica al “raddoppio” proprio la nostra città. Suona dunque lugubre l’intenzione espressa già nel luglio scorso da Bonaccini, presidente (non “governatore”) della Regione Emilia-Romagna, a proposito del rigassificatore di Piombino: “Se la Toscana non lo vuole lo prendiamo a Ravenna, senza problemi, assieme all’altro”.
A Ravenna sembra che conti solo il business. Più soldi arrivano da tutte le parti per qualsiasi impresa finanziaria, più si festeggia, e non perché i benefici arrivino in tasca ai cittadini, bensì in quelle del cerchio ristretto che manovra e gestisce il potere politico ed economico, qui strettamente intrecciato più che altrove. Tutti contenti di diventare, agli occhi non solo del Paese, la capitale anche dei rigassificatori? Contenti di raddoppiare i danni al territorio e all’ambiente prodotti da quello in arrivo? Contenti di raddoppiarne anche quelli arrecati all’economia stessa su cui si regge la comunità ravennate, in particolare alle attività turistiche ed ittiche, ma anche alle attività portuali, le cui rotte dovranno divergere dai canali di arrivo alle navi rigassifitraci?
Certo non potranno essere sospese ulteriormente le garanzie di sicurezza imposte dalle leggi, come la Valutazione d’Impatto Ambientale e la direttiva europea Seveso sulle prevenzione e il controllo dei rischi industriali di incidenti rilevanti. Né potranno essere Bonaccini & C., e tanto meno la SMAM, a mettere di fronte al fatto compiuto l’intera comunità ravennate. E siccome questa è rappresentata democraticamente, prima ancora che per legge, solo dal Consiglio comunale, Lista per Ravenna si farà carico di sollecitare la disponibilità degli altri gruppi politici che lo compongono a chiederne la convocazione obbligatoria. Basterebbero le firme di 7 consiglieri, ma non dovrebbe mancarne nessuna dei 32. Se no che democratici siamo?