Questa non è la “puntigliosa polemica del decano dell’amministrazione locale”, come qualcuno, non potendo dire altro, è solito commentare, ma, ancora una volta, la semplice esposizione di dati reali rispetto a quelli fasulli che l’amministrazione locale stessa somministra scorrettamente e senza risparmio di mezzi, tramite la stampa, all’opinione pubblica. Dire alla gente la verità è la premessa indispensabile perché si possa discutere di programmi, di servizi e di attività volti ad amministrare degnamente la cosa pubblica. Non c’è confronto politico democratico, a cui comunque nonostante tutto non ci sottraiamo mai, con chi gioca a carte coperte.
Il 29 gennaio scorso, il regime di governo della nostra città ha celebrato con grande sfarzo e dovizia di dati, elaborazioni ed esegesi (*), trasferiti in pagine intere della pubblica informazione, il “Bilancio del primo anno di attuazione dell’Accordo di Valorizzazione del patrimonio archeologico, storico e artistico ravennate” intervenuto a fine 2017 tra Ministero dei Beni culturali e Comune e Provincia di Ravenna. In effetti, il 2018 è stato soddisfacente per i beni posseduti e gestiti dallo Stato, che sono Sant’Apollinare in Classe, il Museo Nazionale, il Mausoleo di Teodorico, il Battistero degli Ariani e il Palazzo di Teodorico. I loro dati hanno infatti mostrato un aumento dei visitatori pari al 2,6%, 431.795 persone in totale. Sottraendo quelli gratuiti, l’incremento di quelli paganti è stato del 15,4%, per totale di 240.457. Detto peraltro che nel 2018 il turismo d’arte ha avuto ovunque in Italia un andamento decisamente positivo, Ravenna, nel settore statale, è dunque andata bene.
FAKE NEWS
Il sindaco e l’assessora alla cultura ne hanno però profittato per affermare che c’è stato “segno più anche per i siti di RavennAntica”, che sono la Domus dei Tappeti di Pietra di via Barbiani, il Museo Tamo di via Rondinelli, l’Antico Porto di Classe (siti di proprietà del Comune di Ravenna) e la Cripta Rasponi (di proprietà della Provincia), escluso il nuovo museo Classis perché aperto solo il 1° dicembre 2018. De Pascale e Signorino hanno riferito alla stampa di 167.148 visitatori totali rispetto ai 163.224 del 2017, pari ad un aumento di 3.924. Sono stati creduti sulla parola, perché i dati di questi siti non sono stati mostrati. C’è voluta un’indagine paziente del sottoscritto, consigliere comunale di opposizione, a dimostrare, coi dati prodotti da RavennAntica stessa, che sono fasulli.
TRUE NEWS
I dati veri dimostrano invece che i visitatori totali dei quattro siti storici gestiti da RavennAntica confrontabili col 2017 sono scesi nel 2018 da 163.224 a 158.664, in calo di 4.580. Ancor più disastroso il calo dei visitatori paganti – che più interessano il turismo delle città d’arte – nei due siti interamente progettati e realizzati, a costi stellari, dalle amministrazioni locali dei tempi nostri: il celebratissimo TAMO, che ha avuto un calo di 4.580 visitatori paganti, cioè del 15,5%, e il mitico parco archeologico dell’Antico Porto di Classe, che ne ha perso solo 11, ma sul funesto totale di 12.527 nel 2017 (in media meno di 3 e mezzo al giorno). Per fortuna che l’anno passato il turismo d’arte è andato forte in Italia.
IL “SUCCESSO” DEL CLASSIS
L’occasione è stata utile per farci conoscere i dati veri sul successo, nel mese di dicembre 2018, del nuovo museo Classis, la cui costruzione è costata, secondo il dato dichiarato nel 2018, 22 milioni di euro. Nella conferenza stampa del 20 gennaio, l’assessora Signorino aveva dichiarato di un “primissimo bilancio che ha data esito positivo”. Pur giovandosi della grandiosa inaugurazione d’inizio mese, delle festività natalizie e della vicinissima basilica di Sant’Apollinare (108.448 visitatori paganti nel 2018), avendo anche di fronte il parco archeologico, il Classis ha avuto in dicembre appena 2.775 visitatori paganti, per un incasso di 23.760 euro (in media solo 8 euro e mezzo a ticket), che non ripaga neppure il costo del personale, figuriamoci le spese intere di gestione e gli investimenti. E i visitatori gratis sono 5.709, più del doppio.
Alvaro Ancisi
(capogruppo di Lista per Ravenna)
(*)