L’anno nuovo non ancora è arrivato, ma sono già filtrate esaltanti autocelebrazioni dei grandi successi ottenuti nel 2019 dai due musei comunali di Ravenna, d’arte (MAR) e di archeologia (Classis), quest’ultimo nel primo anno di vita. Nei mesi scorsi, pagine e pagine delle cronache cittadine ci hanno raccontato i successi di tappa. Il consiglio comunale non ne sa ancora niente, non avendo ricevuto da alcuno nemmeno i preconsuntivi dei bilanci in corso.
Apprendiamo dunque informalmente che è stato trionfale il numero dei visitatori, 52.000 per il Classis e 50.000 per il MAR. Dagli incassi risulta tuttavia umiliante il pagamento medio per persona, rispettivamente pari a 3,76 e a 3,40 euro. Vuol dire che, pur di esibire fantastiche capacità di attrazione, i biglietti sono stati venduti a prezzi bassi o scontatissimi, oppure regalati a man bassa (per il Classis il 40%, per il Mar forsanche di più).
Difficile misurare il successo, esso pure magnificato, delle somme incassate dagli ingressi: circa 160 mila euro per il Classis e 170 mila per il MAR. Bisognerà valutarle nel complesso delle entrate, i cui bilanci di previsione comprendono però sostanziosi versamenti di soldi pubblici, in massima parte del Comune: 1 milione e 392 mila euro per il museo archeologico, 600 mila per il museo d’arte.
Questi sono i numeri. Altra cosa le opinioni, in base a cui ognuno è libero di esaltarsi per la qualità delle offerte museali e per i valori culturali, sociali, partecipativi, ecc. che promuovono. Oppure di credere che questi considerevoli patrimoni e questi volumi di denaro pubblico cash potrebbero essere impiegati meglio, anche di molto. È democrazia.