” Lascia il tempo che trova il proclama con cui il Comune di Ravenna ha appena rassicurato gli abitanti dell’Area di Mezzano, in particolare delle frazioni di Mezzano, Glorie, Ammonite e Borgo Masotti, che l’area da loro respirata è tornata accettabile dopo l’incendio infuriato il 21 giugno sull’enorme discarica di rifiuti alluvionali posta accanto alla loro stazione ferroviaria. Il valore registrato per diossine e furani è “di gran lunga inferiore” ai riferimenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità attinenti ai “siti rurali”, ma sembra difficile assimilare indistintamente a luoghi di campagna un’area territoriale di 7.349 abitanti, di cui 4.091 solo nella frazione di Mezzano. I PCB (policlorobifenili, che tendono ad accumularsi nel grasso e sono eliminati in tempi molto lunghi) sono poi pari, pur anch’essi solo per i siti rurali, alla soglia massima di tolleranza.
Tutto si riconduce alla domanda cruciale a cui il Comune di Ravenna si rifiuta di rispondere: Perché è stata scelta questa collocazione, comunque al centro di una zona densamente composta da case e luoghi di lavoro? A Faenza è stata selezionata un’area industriale in disuso lontana da aree urbanizzate o rurali. A Mezzano il contrario. Il sindaco di Ravenna ha dichiarato che“il sito non è stato scelto dal Comune”. In realtà, l’ordinanza del presidente della Regione ha stabilito che i siti di provvisorio deposito dei rifiuti alluvionali siano individuati dal “gestore del servizio in collaborazione con il Comune”, dunque da Hera e Comune insieme. Se il sindaco di Ravenna non ne ha saputo niente, prenda provvedimenti. Non può però sottrarsi alla responsabilità di questa tragedia che ha colpito tanta parte dei suoi cittadini, costretti a vivere tappati in casa anche in estate, ad astenersi dal frequentare giardini ed aree verdi, a dubitare della salubrità dei propri prodotti ortivi, a patire la proliferazione oppressiva di insetti e animali malsani, a difendersi dai miasmi con le mascherine, a respirare comunque sostanze nocive alla salute, a sentirsi bruciare la gola e gli occhi, ad odorare puzza di marcio, a subire danni notevoli alle loro attività commerciali e produttive.
Sono passati 12 giorni infernali, ma solo il 12 luglio la Giunta de Pascale ha fissato, pur senza il sindaco, un incontro coi cittadini di Mezzano. Sarà indispensabile che siano indicati con certezza il giorno e il luogo in cui le montagne putride dei rifiuti saranno decentemente smaltite altrove in via definitiva.
Ma Hera e Comune, corresponsabili, dovranno anche dire come intendono compensare le sofferenze e i danni prodotti alla comunità mezzanese. Una prima risposta automatica è l’esenzione dal pagamento della TARI per le famiglie e le imprese residenti, che hanno già pagato anche troppo per i rifiuti. Il mancato introito dovrà essere sostenuto dal bilancio di Hera, non già del Comune. Il Consiglio comunale di Ravenna saprà approvarlo all’unanimità. Hera ha ricavato profitti vistosi dalle varie emergenze pandemica, climatica ed energetica in cui il nostro paese è stato ed è coinvolto. Nel triennio 2020-2022 ha registrato a bilancio un utile netto di 925,2 milioni, che diventeranno oltre un miliardo nel 2023, visto che nei primi tre mesi l’utile è stato di 410,2 milioni.
L’opposizione – restando dunque in tema – si associa inoltre alla proposta dei propri colleghi del Comune di Faenza, che hanno proposto alla loro Amministrazione di chiedere ad Hera di versare, sul bilancio comunale, una donazione volta a ristorare alle famiglie e alle imprese alluvionate gli extra-costi esorbitanti che sosterranno per il consumo di acqua connesso alle operazioni di pulizia delle loro abitazioni e attività, spesso anche su suolo pubblico.”