Dal 1° al 7 ottobre, nell’Aero Club Pull Out Ravenna, si terrà il 15° Mondiale FAI di Paracadutismo Stile e Precisione, unitamente ai campionati europei di Stile e Precisione, ossia il 7° Campionato Junior e il 10° Campionato di Stile e Precisione 2023, le due più antiche discipline del paracadutismo sportivo. Secondo l’assessore allo Sport Costantini, questa “è una ulteriore opportunità offerta al nostro territorio per far apprezzare la nostra accoglienza turistica e far conoscere un impianto dedicato come La Spreta”. Ma questa è anche l’occasione per riflettere in generale sulle grandi potenzialità del nostro aeroporto, che, per l’ampia dimensione e le considerevoli strutture, potrebbe infatti, se potenziato e riqualificato, sviluppare funzioni rilevanti, non già competitive con Forlì e Rimini, ma integrative e complementari. È utile al riguardo ripercorrere la sua storia ultracentenaria.

STORIA ULTRACENTENARIA

L’area dell’attuale Spreta fu destinata al volo già dal 1916. Nel 1937, fu dotata anche di alloggi per piloti, di un hangar e dei locali di servizio. Nel 1945, dopo i danni della guerra, tornò operativa come base per l’addestramento dei piloti. Nel 1955, vi fu realizzata la prima pista d’asfalto, insieme a nuovi piazzali per la sosta. Nel 1962, vi furono costruiti l’attuale palazzina e gli hangar. Nel 1967, dato che gli aeroporti di Forlì e Rimini non erano ancora realmente operativi, si costituì un Consorzio, sostenuto dagli enti locali, volto a promuoverne ulteriormente lo sviluppo con voli civili di linea. Nel 1968, partirono da Ravenna voli sperimentali per Monaco di Baviera. Altri erano in programma per quell’estate, quando una terribile disgrazia pose fine al progetto. Se ne giovarono Rimini e Forlì.

L’aeroporto ravennate, di proprietà dei ministeri dei Trasporti e della Difesa, è condotto meritoriamente dall’Aeroclub Baracca, che nel 2006 aveva pubblicato uno studio/proposta su un “aeroporto municipale per l’Aviazione Generale”, fondato sul seguente passo essenziale: “Inutile pensare a sviluppi in concorrenza con gli scali di Rimini, Forlì e Bologna. L’aeroporto di Ravenna potrebbe svilupparsi secondo direttrici alternative ed uniche che si riassumono nelle attività dell’Aviazione Generale, sommariamente elencate: centro di istruzione al volo (una università del volo), consegna veloce (corrieri), collegamenti di medio raggio (est europeo), attività di protezione civile (addestramento del personale e base operativa), turismo aereo”. In linea con questo approccio, l’allora presidente della commissione trasporti della Camera di Commercio, Giampaolo Monduzzi, propose, nello stesso anno, di svilupparlo entro un progetto di valorizzazione della Darsena. Lo studio fu lanciato, nel 2007, dalla Fondazione dei Trasporti e della Logistica. Contemporaneamente, la CNA si batté molto nella stessa direzione, paragonando lo sviluppo dell’aviosuperficie ravennate a quello del porto. Tutto però è finito lì.

POSIZIONE STRATEGICA

L’Aeroclub Baracca gestisce già le scuole di volo e di paracadutismo. Ma l’aeroporto ravennate, prossimo alla tangenziale e alla superstrada E45, disponendo anche di vasti spazi per essere ampliato, occupa una posizione strategica di prim’ordine, capace di produrre sviluppi infrastrutturali utili non solo alla città, ma anche a tutto il litorale, finanche nel ferrarese, e all’entroterra collinare. A differenza di Forlì, Rimini e Bologna non ha centri abitati, né antenne, torri, acquedotti, capanni industriali, ecc., a ridosso della pista. Non confligge con l’area di rispetto della basilica di Sant’Apollinare in Classe e del Museo Classis, potendo stabilire rotte dei velivoli adeguate a proteggerle. Dispone già di due ampi piazzali, pompe di carburante, due hangar, una pista di 1,2 chilometri, fasce di sicurezza, torre di controllo, ampie sale con bar, sala scuola, servizi, postazioni antincendio, ecc., entro un’area interamente recintata.

Sviluppando quanto già detto, potrebbe, per esempio, diventare base per elicotteri (turistici, della protezione civile o di visione in volo della città), nonché per crociere in dirigibile (ne parlò anche Monduzzi nel 2006), e stabilire, a beneficio di nuove forme di turismo, collegamenti con strutture aeroportuali similari della Croazia o dell’Est Europa, tramite aerei di non elevate dimensioni. Sarebbe in grado, mediante voli programmati appositamente, di ridurre i tempi di viaggio a chi deve raggiungere la città per partire con le navi da crociera; di incentivare il turismo privato o in aerotaxi; di dare maggiore importanza alla scuola di volo appoggiandosi al campus locale dell’Università; di organizzare manifestazioni a tema (l’ultima è stata il “Fly Fest” del 2007); di creare officine per il rimessaggio e la manutenzione dei velivoli in appoggio a grandi aeroporti, come è avvenuto a Reggio Emilia.

RIPRENDERE IL FILO DELLO SVILUPPO

Tante sono dunque le possibilità di sviluppo dell’aeroporto di Ravenna. Il Comune dovrebbe riprenderne il filo, più volte troncato, chiamando ad un confronto concreto ed operativo prima di tutto la Regione, ma anche l’Autorità Portuale, la Sapir, la Camera di Commercio, le confederazioni imprenditoriali, ecc., col supporto tecnico qualificato dell’Aeroclub Ravenna. Lo scopo è presto detto: mettere a punto le linee di indirizzo per un progetto di crescita e valorizzazione dello Spreta, con cui attivare un confronto, da un lato con l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) e i ministeri interessati, dall’altro con gli aeroporti di Forlì e Rimini. Lavoro da portare a sintesi costruttiva in tempi ragionevoli, per poi passare alla fase operativa procedendo per stralci graduali all’interno di un quadro d’insieme. Il Comune potrebbe svolgere il compito fondamentale della regia. Su quanto sopra ho presentato al sindaco un’interrogazione. Sarà proprio l’assessore Costantini a rispondermi martedì prossimo in Consiglio comunale.