Nel pomeriggio di ieri 3 gennaio, la signora Chiara, “non sapendo più a che santi chiedere la grazia”, ha scritto, con un unico messaggio, una pec all’AUSL Romagna e una mail all’Ufficio Relazioni Pubbliche dell’azienda stessa, al sindaco di Ravenna, alla segreteria del presidente della Regione e alla segreteria di Lista per Ravenna presso il municipio. Di seguito, in sintesi, il testo.
“Il giorno di Natale mio marito manifesta sintomi di contagio dal Covid non sentendo più i sapori. Il tampone casalingo dà esito positivo. Dopo lunga attesa, prendo la linea con la Guardia medica intorno alla 14.30. Il medico mi dice che avrebbe attivato immediatamente i protocolli per fare il tampone a mio marito. Poi silenzio e nessun seguito. Cosicché lunedì 27 contattiamo la nostra dottoressa di famiglia, che si arrabbia molto per la mancata gestione del caso da parte della Guardia medica e manda mio marito a fare il tampone molecolare. Il tampone conferma la positività di mio marito. Arriva mail per il suo isolamento domiciliare, con appuntamento al 6 gennaio per effettuare il suo nuovo tampone. Forniamo i dati miei e della nostra figlioletta per il tracciamento. A tutt’oggi però, non siamo state ancora contattate per il tampone. Dall’inizio dei sintomi di mio marito, che ora sta benissimo, sono passati dieci giorni e noi ancora non abbiamo fatto ’sto tampone, che peraltro ora potrebbe tranquillamente essere negativo anche se fossimo state infettate, visti i giorni trascorsi. Cosa dobbiamo fare? Io a gennaio avrei la terza dose, ma se fossi risultata positiva non vorrei farla, come credo sia mio buon diritto, ma anche per buon senso. Dovevo prenotare la dose anche per mia figlia, che ha sei anni, ma se fosse stata positiva non vorrei assolutamente fargliela. Cosa dobbiamo fare?Le farmacie mi dicono che non posso fare un tampone da loro perché sono un contatto “stretto”. Il medico mi dice che senza sintomi non può richiedere un molecolare perché è compito dell’AUSL contattarci. La procedura avrebbe richiesto di sottoporre subito me e mia figlia ad un tampone. Ma visto che così non è stato, ora cosa possiamo/dobbiamo fare? Comprendo il caos e il disastro di questo periodo, ma ci sentiamo totalmente abbandonati”.
Le enormi difficoltà in cui si trova, pressoché dovunque, il nostro sistema sanitario nazionale, come pure quelli degli altri paesi, a causa di questa nuova esplosione della pandemia, sconsiglia assolutamente di puntare il dito su colpe e colpevoli. Ma alcuni punti base devono tuttavia essere richiamati e una risposta dev’essere data.
Nella moltitudine dei contatti tenuti in un determinato arco di giorni dai soggetti che si rivelano contagiati, da cui discendono falangi di persone da sottoporre a provvedimenti, controlli e verifiche, i contatti con i familiari e i conviventi, essendo al primo posto delle priorità, richiedono di essere affrontati con immediatezza, secondo direttive ben chiare e definite. Notificate ad ogni struttura, servizio, professionista ed operatore del sistema sanitario locale avente parte in causa nel sistema sanitario locale, fanno sì che ognuno sappia cosa fare o cosa dire a chi gli si rivolge. I familiari e i conviventi possono così essere tempestivamente informati su come comportarsi e seguiti via via nel percorso volto a preservarli da ogni disattenzione, incuria o comportamento nocivi e ad impedire che siano a loro volta moltiplicatori dei contagi. Non è questione di scarsità di fondi o di personale, ma di impiego efficace delle risorse economiche e di organizzazione efficiente di quelle tecniche e umane.
Il fatto che il sindaco di Ravenna abbia anch’egli ricevuto, come caso esemplare, il messaggio in questione mi esime dal porgli in evidenza che deve essergli data una risposta urgente, di cui gradirei comunque avere conoscenza. Mi propone tuttavia di chiedergli se intende sottoporre alla direzione generale dell’AUSL Romagna le considerazioni di ordine generale che gli ho esposto, perché a sua volta esprima se e come intende dar loro un seguito sicuro.