In Emilia-Romagna è scattata la soglia di allerta per l’occupazione di posti letto Covid nelle terapie intensive, fissata al 10%. Nel Ravennate preoccupano molto i dati relativi alla diffusione del contagio, essendo stati accertati altri 206 casi su poco più di duemila tamponi analizzati, 39.156 quelli complessivamente rilevati finora dall’inizio dell’epidemia.
In questo quadro drammatico, che pone in angoscia molte famiglie, specialmente laddove si registrano segni di eventuale contagio, le persone positive al virus o in quarantena soffrono difficoltà di comunicazione con gli uffici dell’AUSL preposti ad assisterli, che non depongono a favore di un buon servizio reso. I pochi numeri telefonici che vengono rilasciati allo scopo, non rispondono mai. Succede così che, non sentendosi tutelati, le chiamate per averne un sostegno si rivolgano al centralino del Comune di Ravenna, il quale però non può fare altro, in assenza di informazioni e conoscenze specifiche, che indicare ai pazienti il numero telefonico dell’Ufficio Pubbliche Relazioni (URP) dell’AUSL o altri trovati su internet. È successo spesso, e succede tuttora, in questa settimana. Ci si chiede perché non si sia costituito un team appositamente in grado di assistere tempestivamente chi, essendo risultato contagiato o a contatto con contagiati, deve essere subito assunto in carico o ricevere dal servizio sanitario pubblico risposte adeguate al proprio caso.
Altro segnale di disorganizzazione arriva dagli assistititi del medico ravennate coinvolto nello scandalo dei green pass, da cui si è prodotta una situazione insostenibile soprattutto a Marina di Ravenna, dove il medico operava. “L’AUSL si è dimenticata di tutti noi”, ci è stato riferito, nel senso che, non avendo ricevuto comunicazione alcuna dall’AUSL, gli ostacoli per potersi rivolgere ad un sostituto sono innumerevoli.
Non ultime, le difficoltà dei pazienti anziani allettati o con impedimenti alla mobilità a cui, per poter accedere al loro fascicolo sanitario elettronico, è sopraggiunta la richiesta di autenticarsi attraverso lo SPID, non essendo però in grado di farlo in proprio senza poter ricevere sostegno.
Si potrebbe continuare a lungo. La fondata sensazione è che, ormai a due anni dallo scoppio della pandemia, non sia stato ancora organizzato a Ravenna un sistema di informazione e di comunicazione diretta tra i cittadini e il servizio pubblico reso dall’AUSL, a cui potrebbe concorrere anche il Comune di Ravenna, che sia almeno in grado di dare risposta alle richieste di aiuto o di soccorso, oppure di comunicare gli indirizzi e i recapiti da cui è possibile specificamente riceverla.