Mai vista e sentita gente più infuriata che a Marina Romea dopo le prime domeniche di questo giugno.

  1. La nostra prima interrogazione al sindaco, il 29 gennaio 2024, ebbe questo oggetto: “Ciclopedonale di Marina Romea col passo del Gambero. Giunta de Pascale in confusione”. I lavori furono consegnati il 27 ottobre per essere terminati il 10 gennaio, ma il progetto prevede 120 giorni contrattuali di lavorazione. E tuttavia, a fine gennaio l’opera era ancora allo stato iniziale, come dire, stando al cronoprogramma, avere effettuato una sola settimana di lavoro. Anche se il termine fu dunque prorogato al 14 marzo, prevedemmo che i lavori non sarebbero finiti neppure per Pasqua 31 marzo.
  2. Fu così che il 21 di quel mese dovemmo presentare questa nuova interrogazione: “Pasqua nel caos a Marina Romea. Ciclopedonale rinviata a un 12 giugno improbabile”. La precisazione dell’assessora ai Lavori pubblici Del Conte, il 26 marzo, in Consiglio comunale, fu questa: “È probabilmente vero che l’impresa non ha iniziato i lavori con un numero di maestranze di manodopera forse adeguate al tipo di lavoro, può darsi. Però noi in questo momento confermiamo che l’opera sia fruibile all’inizio della stagione turistica, che io non leggo nella Pasqua, ma avevo anche chiarito nell’ultima risposta che parlavamo dell’inizio dell’estate, quindi quando si chiudono le scuole”.
  3. Ora è scaduto anche il 12 giugno, non si ha notizia ancora di un’ulteriore inevitabile proroga, ma sta di fatto che, secondo il cronoprogramma, mancano ancora 30 giorni di lavorazione. Fatti i conti dei giorni effettivi di apertura del cantiere, pari a 242 (detratta una sospensione autorizzata),  l’andamento del cantiere è stato però pari ad oltre il doppio dell’intero cronoprogramma. Dunque, cambiando passo si finirà a metà luglio, mantenendolo se ne andrà anche agosto, disastro più disastro meno.

Nei giorni festivi e prefestivi, la situazione della sosta a Marina Romea è caotica e disperata. Chi vuole andare al mare, trova tutti gli stalli di sosta a nord ancora occupati da un cantiere che doveva chiudere a gennaio. Deve cercare un parcheggio all’interno del paese, in qualche strada infestata da dossi quasi mai appianati, ma dove almeno la sosta non è a caro prezzo. Mentre cerca un posto, deve fare i conti con qualcuno che ha appena parcheggiato in un incrocio, sotto un divieto di sosta. Arrivati poi a ridosso della pineta, attraversare viale Italia, con strisce pedonali scolorite che sbattono contro una recinzione da cantiere e di fronte alle quali nessuno rallenta, è un’impresa quasi temeraria. Dopo ormai tre rinvii e inauditi ritardi, il Comune non ha ancora approntato una degna segnaletica perché i pedoni attraversino il viale litoraneo con relativa sicurezza.

Di qui le domande inevitabili. Dopo 257 giorni dalla consegna dei lavori è possibile avere una data ultimativa per la consegna dell’opera? Come si dividono le responsabilità dello spropositato prolungamento del cantiere tra il Comune (ad esempio, l’errata collocazione progettuale della rete di illuminazione), le difficoltà intervenute non prevedibili (ma documentate), i ritardi dovuti alla gestione lentissima dei lavori? Per quest’ultima fattispecie, quali penali sono addebitabili all’impresa?