<<Tra gli emendamenti al decreto Milleproroghe presentati in Parlamento dai 5Stelle e giudicati ammissibili, ce ne sono due che sposterebbero da giugno/luglio 2020 a febbraio 2021 la moratoria, cosiddetta blocca-trivelle, prevista per “tutte le attività di prospezione, esplorazione e ricerca di idrocarburi a terra e a mare”. Sono infatti gravemente in ritardo i lavori interministeriali per definire il Pitesai, Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, che dovrà indicare le aree al largo delle coste adriatiche “ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale, volto a valorizzare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle stesse”. Non sono neppure chiari i criteri che verranno adottati per individuare queste zone, che hanno il loro epicentro sulle coste romagnole>> commenta Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna.
<<Si dovrà dunque aspettare un altro anno per avere qualche indicazione su come poter riprogrammare gli investimenti del settore. Durante la campagna delle elezioni regionali, il ministro e il vice-ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri ed Antonio Misiani, entrambi del PD, si erano impegnati, nei confronti rispettivamente delle imprese e dei sindacati, a superare il blocco delle attività di off-shore nel mare Adriatico, come il governo nazionale ha invece già fatto in Sicilia, a Gela, dove pure si estrae petrolio. Tutto ciò contraddice l’obiettivo secondo cui, nel mentre si promuove un mix energetico basato sulle fonti rinnovabili, le più pulite, ma non in grado di coprire tutte le tipologie di fabbisogno energetico, la lotta al cambiamento climatico attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra prevede, tra le fonti fossili a minori emissioni, il ricorso al gas naturale, che può garantire continuità ed elevato contributo energetico, in particolare nei settori del trasporto, della grande industria e della chimica>> afferma Ancisi.
<<Nel frattempo, mentre i più sofisticati programmi tecnologici di elaborazione dei dati provenienti dal sottosuolo hanno stimato in cinque miliardi di metri cubi l’anno la produzione potenziale di gas estraibile dall’Adriatico senza ricorrere a nuove piattaforme trivellatrici, già ad ottobre scorso la produzione di gas da parte dell’Eni è scesa, con la chiusura dei due pozzi Armida 1 a Ravenna e Regina 1 a Rimini, a poco più di 40 mila boe al giorno. Mentre è in corso una procedura di licenziamento collettivo da parte della Schlumberger che colpisce più gravemente Ravenna, Hydro Drilling, azienda ravennate che lavora per Eni, ha bloccato la metà dei due miliardi d’investimento previsti sulla nostra città, con inevitabili ricadute negative sull’occupazione>> continua Alvaro Ancisi.
<<Ad una situazione già insostenibile gli emendamenti dei 5 Stelle darebbero dunque un colpo mortale, ha commentato il segretario della Femca Cisl Romagna, Emanuele Scerra: “Se prima una parte delle aziende stava cercando di traguardare la gestione di questa crisi all’estate del 2020, qualora si arrivasse ancora oltre, chiuderebbero definitivamente e non ci sarebbe più speranza di salvare il settore”. In considerazione di ciò, si ha ragione di chiedere al sindaco quali siano le iniziative che intende attivare perché venga rispettato il termine massimo del giugno/luglio 2020 per varare il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, innanzitutto richiamando il ministro e il vice-ministro dell’Economia e delle Finanze, espressione del suo partito, al mantenimento degli impegni assunti nel corso della campagna per le elezioni regionali del 26 gennaio scorso>> conclude il capogruppo di Lista per Ravenna.