Leggiamo oggi l’ennesimo comunicato stampa della Giunta comunale sull’installazione di nuove telecamere per l’ obiettivo, perseguito con caparbietà e impegno, di rendere la città sempre più sicura e vivibile”. Attivate ieri, trattasi di 26 nuove telecamere a servizio dei giardini Speyer, del piazzale antistante la stazione ferroviaria, dei portici di via Carducci e di via San Giovanni Bosco”. Bastasse spendere soldi e assumere nuove masse di agenti, a carico generoso della spesa pubblica, per avere città da paradiso terrestre, saremmo finalmente la capitale di una buona cosa. Se non fosse che le città bisogna anche governarle bene, impiegandone al meglio le risorse. Ed è proprio ai fini della sicurezza che, specialmente in zona stazione ferroviaria, ma anche altrove, casca l’asino.

TECNOLOGIA E PRESIDIO FISICO

Insediare infatti ovunque centinaia di telecamere, a maggiore e sempre più sofisticata tecnologia, senza che, mancandone il monitoraggio, nessuno le guardi, se non a misfatti compiuti, come avviene a Ravenna, può spaventare forse qualche malintenzionato, ma intacca poco la massa delle prestazioni delinquenziali o aggressive. Conta poco anche la presenza “volante” e occasionale dei 200/230 agenti della polizia comunale, se difetta la presenza fisica costante sul territorio della cosiddetta ma invisibile “polizia comunale di quartiere”, a cui, sulla carta, ne sono addetti oltre un terzo. Degli agenti serve piuttosto il “presidio” che l’arrivo a chiamata o il passeggio in macchina: ad esempio, quel presidio fisso, invocato sempre da Lista per Ravenna, come dal Comitato cittadino locale, che non si vuole insediare, pur essendocene ampiamente i locali, nell’area dell’Isola San Giovanni in cui le nuove 26 telecamere sono state accese. Ne giudicheremo dunque la resa dai risultati.

I RISULTATI ATTESI

Se è vero, come la giunta comunale oggi declama, che rappresentano “una svolta epocale sul tipo di controllo, che è di ultima generazione e in grado di monitorare in maniera chiara e capillare zone su cui l’attenzione è più concentrata come, ad esempio, quella dell’Isola San Giovanni”, sentiremo da chi ci abita o lavora onestamente se diventerà “sicura e vivibile”. Se ora “la gestione digitale delle immagini ad elevata risoluzione permette di eseguire ingrandimenti importanti per la verifica di dettagli fondamentali per le indagini da parte delle forze dell’ordine”, dovrà significare che sul posto nessun negozio venderà più alcolici e nessuno ne berrà – come impone una sbeffeggiata ordinanza del sindaco – senza essere perseguito e, al limite, allontanato; che gli ingressi condominiali non saranno più allagati dalle effusioni debordanti degli ubriachi; e magari che le facce più note dei pregiudicati e degli spacciatori operanti in zona, anche di notte (giacché “un altro aspetto importantissimo è la visione notturna delle immagini che, con le nuove tecnologie, migliora notevolmente anche con poca luce di contesto”), saranno facilmente individuate man mano che si prospettano agli occhi digitali, fino a disporne il divieto di accesso. Se sarà così, ne daremo atto, riconoscenti insieme ai cittadini.

 OBIEZIONI

Nel frattempo, dobbiamo però censurare che l’annuncio delle 26 telecamere sia stato dato per imminente, con altra entusiastica celebrazione uso stampa, il 23 novembre scorso, di modo ché tutti hanno creduto (esclusi i malviventi) che fossero operative di lì a poco, e non quattro mesi esatti dopo. Sarebbe buon costume annunciare interventi e servizi quando se ne ha la certezza dell’operatività.

Ci pone infine l’obbligo, da fedeli difensori del bilancio comunale, di approfondire le ragioni per cui 26 telecamere, pur avanzatissime come queste, e considerando l’opera di montaggio, gli oneri di sicurezza, ecc., costino l’altissima cifra di 144 mila, più di 5 mila in media. Ne renderemo conto senza riserve, né mentali, né politiche.