I danni e le devastazioni della mareggiata di questi giorni, ormai tutt’altro che eccezionale, sono diffusi sull’intero litorale ravennate. Bisognerebbe analizzarli uno ad uno, località per località, per definirne l’ampiezza, la complessità e perfino l’estensione a strutture e luoghi fino a prima inviolati. Tocca agli enti pubblici che presiedono alla gestione di questi territori analizzare a fondo tali fenomeni per prevenirli o almeno per fronteggiarli adeguatamente, essendo previsti per tempo. Ma soprattutto dovrebbero mettere al primo posto tra gli investimenti in programma quelli di grande portata da compiere nella prospettiva di sciagure peggiori, la cui eventualità non può essere esclusa. Qualora il mare travolgesse il litorale senza trovare ostacoli, non si salverebbero certo i parchi marittimi, un porto-canale di smisurata profondità, l’immenso campo da golf, ecc.
Questa volta, Marina di Ravenna è stata allagata e ferita ovunque, perfino nell’area inedita del Marchesato a lato della pialassa Piomboni. Peggio del solito è andata la zona della diga Zaccagnini, dove l’acqua ha invaso in primis il piazzale della Marina, come succede due volte l’anno, raggiungendo però viale delle Nazioni, la strada principale del paese. Il cordolo laterale della diga, alto appena 50 centimetri, richiede da anni una protezione alta quattro o cinque volte di più. Ha ragione il presidente della Pro Loco Marino Moroni a dolersene pubblicamente: “Tutti sapevano di queste criticità da anni, in cui ci sono state tante chiacchiere e tanti progetti, ma nessun fatto concreto. […]Bisogna fare quelle opere che sono già state studiate negli anni per difendersi dalle ingressioni marine e dalla subsidenza”.
È su questo che devo portare la piccola, ma significativa testimonianza di Lista per Ravenna riguardo al problema cruciale: quello della Darsena pescherecci, dove sono situati il traghetto e di lato, su via Molo Dalmazia, molti ristoranti e attività commerciali. Da quel bacino, l’acqua, risalendo oltre la superficie stradale, e infilandosi – come sempre da una decina di anni – nelle fogne malmesse, ha inondato mezzo paese, da via Molo Dalmazia a via del Marchesato, fuoruscendo dai tombini e generando dei fontanazzi devastanti. “Dal faro di Marina fino al traghetto, la protezione dal canale Candiano ha un’altezza inferiore rispetto a quella esistente dal traghetto verso Ravenna”, afferma Moroni. “In questo modo, l’acqua di mare durante le burrasche trova facile breccia e aggredisce la zona intorno. Era stato promesso che le opere per il canale Candiano sarebbero state eseguite. Ci sono dei progetti. Si parlava di spese per oltre un milione di euro”.
In realtà un progetto da due milioni c’era e avrebbe dovuto essere compiuto già da un anno. Posi la questione al sindaco il 16 dicembre 2020, presentandogli un’interrogazione sugli “allagamenti dal canale Candiano”, il cui primo capitolo, intitolato “Darsena pescherecci”, recitava così: “Anche quest’anno, ed anche di più, l’acqua del mare è strabordata a Marina di Ravenna dalla diga sud Zaccagnini e dal bacino pescherecci raggiungendo anche l’abitato. Il paese chiama in causa l’Autorità portuale perché, almeno in questi punti nevralgici, fortifichi finalmente le opere di difesa, temendo soprattutto che accada di peggio”. Mi rispose (in effetti sul bacino pescherecci, non tanto sulla diga foranea) Eugenio Fusignani, vicesindaco e assessore al Porto, con queste parole: “Per quanto riguarda la questione della diga sud Zaccagnini nella cosiddetta Darsena Pescherecci le opere andranno a gara nel prossimo mese di gennaio”. Come dire che sarebbero state ultimate non oltre ottobre 2021. Fusignani aveva premesso che “l’Amministrazione Comunale sta da tempo seguendo insieme all’Autorità di Sistema Portuale” le questioni sollevate nell’interrogazione. Per fortuna.