Il 20 luglio scorso, sul sito internet del Nucleo di Guardie Eco Zoofile, è stato pubblicato, sotto il titolo: “Ravenna. Accumulati tra sporcizia e feci, nove gatti ritrovano la libertà grazie alla guardie dell’ OIPA”, il seguente articolo: “Erano rinchiusi all’interno di un’abitazione di proprietà di una persona con evidenti problemi di accumulazione, costretti a vivere sempre reclusi in pessime condizioni igienico sanitarie: sono nove i gatti liberati dal nucleo di Guardie eco zoofile dell’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) di Ravenna in coordinazione con la Polizia municipale, il Servizio veterinario dell’Asl e i Vigili del Fuoco.I gatti, tra cui una femmina in procinto di partorire, vivevano sempre reclusi nell’appartamento, in una situazione di estremo degrado, costretti a giacere tra le proprie feci, sporcizia e oggetti accumulati da anni dalla proprietaria, già nota da tempo ai servizi sociali come accumulatrice. Per non gravare ulteriormente sulle numerose emergenze in atto ed evitare l’ingresso in gattile, i mici sono stati accolti dai volontari dell’OIPA e, dopo che saranno sottoposti ad accertamenti sanitari ed eventuali cure, saranno disponibili per trovare una nuova sistemazione ed una famiglia che se ne prenda cura”.
La persona (evidentemente) disturbata era già stata oggetto, il 20 giugno, di una lettera inviata dall’ENPA di Ravenna a vari servizi del Comune di Ravenna e al servizio Veterinario dell’AUSL competenti ad occuparsene, di cui produco di seguito un estratto, occultando i dati che possano identificarla: “Di recente siamo giunti a conoscenza del fatto che, ancora una volta, sarebbero sorti dei problemi relativi a degli animali, a casa di tale B. R. residente in una frazione del Comune di Ravenna. Siamo stupiti ed indignati che a poco più di sei lustri essa sia ancora una volta al centro di vicende che hanno visto soffrire e morire di stenti e di maltrattamenti di vario genere un elevatissimo numero di animali appartenenti a varie specie. Per quanto ci è dato sapere ci troviamo di fronte ad un caso che si potrebbe ricondurre ad una insalubrità mentale, che a volte si esterna con atteggiamenti violenti ed aggressivi. Riteniamo pertanto che si debba intervenire quanto prima, per impedirle di accumulare nuovi animali.Non si può ciclicamente intervenire quando i danni sono già stati compiuti. Non siamo disposti a tollerare che gli enti pubblici persistano in una condotta che ci appare scollegata, superficiale ed omissiva”.
Finora ha risposto solo il servizio Veterinario dell’AUSL comunicando, il 1° agosto, che i gatti in possesso della persona erano stati allontanati e che stava valutando se emettere a suo carico una diffida alla detenzione di animali.
Non hanno invece risposto i Servizi sociali del Comune, a cui la persona è in carico da decenni, conoscendola bene. L’ENPA si è dunque rivolta a me, come presidente della commissione consiliare Diritti degli animali – anche se questo incarico non dà titolo a svolgere funzioni di vigilanza sul funzionamento dei servizi comunali – chiedendo di “sapere cosa sia stato fatto da parte di questo servizio, per mettere la persona in condizione di non più nuocere agli animali, nonché di impedirle di accumularne degli altri da detenere in condizioni ‘criminali’ presso i vari immobili pubblici in cui è stata ed è alloggiata”, ovunque nei quali il fenomeno di accumulazione e maltrattamento seriale di animali si è sempre ripetuto. Insomma, ENPA ritiene che “i Servizi sociali debbano rendicontare su quanto da loro fatto, in questi ultimi sei lustri”.
Ricorro dunque al mio semplice ruolo di consigliere comunale che mi dà diritto di rivolgere interrogazioni al sindaco ricevendone risposta entro 30 giorni, chiedendogli se intende corrispondere a quanto richiesto, come sopra, da ENPA.