Nello sfacelo edilizio e manutentivo in cui giacciono in generale le case popolari affidate dal Comune ad Acer, svettano per abbandono e rovina, accomunati dalla malasorte, i due palazzi di quattro e sette piani di via Dorese 73 e 75, in tutto 98 alloggi. Il Comune lo sa bene, tanto da avere in programma un intervento di cosiddetta “rigenerazione urbana” da 7 milioni e mezzo di denaro pubblico, con cui, oltre a demolire e ricostruire l’edificio vicino di via Cicognani 15 in disuso, si prevede il loro “restyling (in italiano restauro) esterno ed interno e valorizzazione delle parti comuni”, riconoscendo che “allo stato attuale però il contesto si presenta in una condizione di forte degrado sia per quanto riguarda gli edifici”, per il vero in condizioni subumane, “che per le aree pubbliche”. Il fatto è che, dovendosi ancora procedere alla progettazione attraverso un doppio lungo concorso di idee e di stesura, passerà almeno un anno prima che partano i lavori, tre anni per concludersi.
Disperati, gli inquilini dell’immobile di via Dorese 75 si sono rivolti una seconda volta a Lista per Ravenna dopoché l’ascensore si era inondato di acqua infiltrata dal tetto, immobilizzando ai piani più alti alcuni inquilini impediti a camminare, che avrebbero dovuto sottoporsi ad interventi medici. La volta precedente, meno di un mese fa, Lista per Ravenna aveva presentato al sindaco un’interrogazione, in attesa di risposta, su “Quel grattacielo popolare di via Dorese, infestato da irregolari e malviventi”, nonché affetti da patologie del comportamento, concentrati tutti, chissà perché, in questo palazzo.
L’ascensore è stato reso funzionante alla meno peggio, ma è tuttora pericoloso per perduranti penetrazioni di acqua a ridosso dell’impianto elettrico e al suo interno. Ma è l’intero palazzo, negli alloggi, nel porticato e negli spazi interni comuni, nei soffitti, nei muri e nei pavimenti, ad essere danneggiato e mal ridotto da infiltrazioni d’acqua provenienti sia dal tetto, composto solo da carta catramata ovunque rigonfiatasi, sia dai bagni del primo piano. Vetri rotti alle finestrelle e cadute di calcinacci nelle parti comuni, tubi esterni del gas non protetti, le due fiancate laterali del palazzo vistosamente crepate e sgretolate, completano, neanche esaustivamente, un quadro letteralmente drammatico. Le 11 foto, con relativa dicitura, scattate dagli inquilini, rappresentano il seguente campione, significativo solo delle parti comuni, ma non perché gli appartamenti siano tutti messi bene: tetto di carta catramata crepato; cabine dell’ascensore allagate, ammalorate e con ferri scoperti alla parete e calcinacci a terra; cantine, corridoi delle cantine, garage e sottoscala delle cantine allagate dall’acqua in uscita dalla porta della caldaia di riscaldamento; corridoio delle cantine con depositi di escrementi umani delle suddette persone non normali; fiancata del palazzo sgretolata. Via Dorese 73 non è messa meglio, se mai peggio.
Il sindaco non può ulteriormente disinteressarsene solamente perché ACER marcia per suo conto. Noi abbiamo molto da dire, su come ACER spende i soldi che incassa dai suoi inquilini. Ma se sono scarsi anche per questo, il Comune, proprietario degli immobili, non può far finta di niente. Sarebbe ora di far piazza pulita di chi comanda in ACER, ma non si può comunque continuare a far marcire questi edifici e la sua povera gente in tali condizioni. Si mettano a bilancio le risorse per un piano urgente di loro messa a norma e in sicurezza, senza aspettare tre anni per investire 7,5 milioni nel loro completo restauro.
Come pensa di provvedere al riguardo il sindaco è la nostra semplice, ma pesante domanda.