Salvo “motivi di sanità o di sicurezza”, l’art. 16 della Costituzione italiana (anno 1948) statuisce che “ogni cittadino può circolare […] liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale”. Ne discende ovviamente la possibilità di sostarvi. Per le auto, questi diritti sono riconosciuti dietro pagamento della “tassa automobilistica”. Riguardo alla sosta, ulteriori limitazioni sono dettate dal Codice della Strada (anno 1992), secondo cui spetta ai Comuni stabilire che in determinate aree il parcheggio delle auto sia a pagamento purché “su parte della stessa area o su altra parte nelle immediate vicinanze”, sia riservata “una adeguata area” destinata a parcheggio libero. Com’è possibile allora che nella città di Ravenna, ad esempio, esistano vaste o vastissime aree urbane senza parcheggi liberi? Il Codice impone che ciò avvenga nelle ZTL (Zone a Traffico Limitato) e nelle aree pedonali, ma lascia ai Comuni di aggiungervi qualsiasi altra zona, di qualsiasi estensione, in cui, a giudizio insindacabile della Giunta comunale, “sussistano esigenze e condizioni particolari di traffico”. Hanno preso il nome di ZPRU (Zone di Particolare Rilevanza Urbanistica). Fatta la legge scoperto l’inganno. Quando un Comune vuole far cassa, basta che tracci sulla carta topografica nuove ZPRU smisurate, senza più l’obbligo di lasciare qualche parcheggio libero “nelle immediate vicinanze” di alcunché.
Dai parcheggi con le righe blu il Comune di Ravenna ha incassato – si legge nell’ultimo rendiconto annuale – quasi 2 milioni di euro, di cui più della metà è servita per remunerare Azimut, che li gestisce. Oltre alle ZPRU strabordanti della città, dal 2009 ne sono attive altre, durante il periodo primaverile-estivo, nelle località di Marina di Ravenna e di Punta Marina Terme, rispettivamente per 772 e 883 stalli: in totale, la bella cifra di 1.655. Per il 2023, la Giunta de Pascale ha però recentemente deliberato una svolta, istituendo nuove ZPRU stagionali nelle altre località turistiche del litorale, escluse solamente Porto Corsini, le cui aree presso la spiaggia appartengono al Demanio marittimo statale, e la piccola Lido di Dante. Diventeranno dunque a pagamento gli spazi a parcheggio fino ad oggi liberi di Casalborsetti in via Casalborsetti e in viale al Mare (circa 60 stalli), di Marina Romea in viale Italia (600), di Lido Adriano in viale Petrarca e nel parcheggio adiacente a piazza Antonio Vivaldi (220), di Lido di Classe in viale F.lli Vivaldi e piazza Matteo Ricci (175), di Lido di Savio nel tratto compreso fra via Bagnacavallo e via Meldola (220). In totale il numero dei nuovi stalli a pagamento, benché indicativo, sarà di 1.280. Insieme a quelli di Marina di Ravenna e di Punta Marina Terme, diventeranno quasi 3.000 stalli.
Lasciamo che siano le Proloco, i Comitati cittadini e gli oltre 220 stabilimenti balneari rappresentati dalla Cooperativa Spiagge Ravenna a rappresentare alla Giunta comunale le criticità specifiche di ciascuna ZPRU, ma soprattutto a valutare, tenuto conto dell’eliminazione dei parcheggi a ridosso degli stradelli a seguito della realizzazione del Parco marittimo sull’intera costa ravennate, se questa totale trasformazione di parcheggi da liberi a pagamento in cinque località, provocata da improvvise “esigenze e condizioni di traffico” che prima non c’erano, sarà benefica o no per il turismo balneare ravennate.
Come lista civica è tuttavia nostro dovere segnalare che il provvedimento non fa cenno alle esigenze dei cittadini che risiedono tutto l’anno nelle località interessate dalle ZPRU, per quanto il Codice della Strada stesso dia facoltà ai Comuni “di riservare, con ordinanza del sindaco, superfici o spazi di sosta per veicoli privati dei soli residenti nella zona, a titolo gratuito od oneroso”. Oltre a ciò, non sono state ancora fissate le tariffe, che si spera non siano dei salassi.
Chiediamo dunque al sindaco se e quale equo trattamento vorrà riservare ai cittadini che risiedono nelle località balneari dove insistano ZPRU stagionali ed inoltre se e quale sistema tariffario moderato intende applicarvi.