Sindaco e assessori della Giunta comunale hanno approvato all’unanimità, tre giorni prima del Capodanno, la spesa di 3 milioni e 22 mila euro per completare la passerella di legno a destra del canale Candiano in zona Darsena: 1.350 metri, che si aggiungono ai 200 esistenti costati 700 mila euro, in modo da raggiungere il ponte mobile con poco meno di quattro milioni.
LA PASSERELLA, LE FOGNE E IL CANALE
La passerella è a carico dello Stato all’interno del progetto “Ravenna in Darsena, il mare in città”, il quale, pur classificandosi solo al 74° posto tra i capoluoghi di provincia nel cosiddetto “Bando delle periferie urbane” del 2016, ottenne un finanziamento di 12,8 milioni di euro allo scopo di realizzare entro tre anni, in zona Darsena, 12 interventi. Tra questi, la realizzazione del sistema fognario con oltre 7 milioni di euro. Firmando la convenzione, il sindaco disse: “L’intervento macro di risanamento ambientale sulla rete fognaria rappresenta la pre-condizione alla realizzazione degli altri interventi ed è il punto di partenza per il rilancio della Darsena”. “Risanamento ambientale” era già una sparata, in quanto le nuove fogne interessano solo un quarto del comparto Darsena. Ma il risanamento del Candiano in zona Darsena non potrà mai essere finché non sarà liberato dal lerciume tossico che vi si è stabilizzato, per la cui bonifica non esiste neppure un’idea di progetto. Comunque, le nuove fogne sono in tuttora in corso e non si sa quando saranno attive.
Chiedo dunque al sindaco quando termineranno i lavori per la nuova rete fognaria dei primi due bacini territoriali (su otto) dell’intero comparto Darsena in destra canale.
IL MARE IN CITTA’, PROGETTO FALLITO
Logicamente e per impegno assunto dal sindaco, la passerella sarebbe dunque dovuta essere l’intervento finale, in modo da offrire la visione di un quartiere risanato e riqualificato, non in larga parte tuttora degradato, e di un canale che non sia una fogna. Ma il fatto più grave è che gli altri interventi, utili a portare “il mare in città”, da realizzare entro il 2019, sono pressoché inesistenti o larvali. Il prolungamento del sottopasso della stazione è privo della risalita in testata darsena, per l’attracco dei mezzi di collegamento col mare. Nell’ex magazzino industriale “Area T” recuperato, c’è solo la birreria, non il previsto grande open-space per mostre ed attività espositive. Mancano all’appello: il potenziamento del nodo intermodale di piazzale Aldo Moro; il controllo integrato in Darsena per la gestione dei servizi di sicurezza e sorveglianza; le piattaforme per il diritto alla cittadinanza digitale; il pontile per l’accesso all’acqua e il collegamento con il mare in mobilità sostenibile; il servizio trasporto passeggeri, visite guidate e itinerari didattici; il 2° stralcio, per sport, nautica e ricerca, del POP UP. E manca soprattutto un’idea di come recuperare l’ex magazzino SIR, cosiddetto Sigarone, che, secondo il progetto, avrebbe ospitato, sventrando tutto l’edificio tutelato, un supermercato al piano terra con una piazza sopra, un parcheggio, uffici e negozi, e a fianco una torre di sei piani con 6.400 metri quadrati commerciabili e 12 superattici residenziali in vetta.
La mia domanda fondamentale al sindaco è quindi se tutti questi interventi, alla faccia della cittadinanza ingannata, siano spariti nel nulla o nell’inconsistenza.