1. Il 10 agosto scorso, mentre nel Comune di Ravenna infuriava la polemica contro la minaccia del Governo di rinviare di due anni il finanziamento del progetto “Ravenna in Darsena”, 73° nella graduatoria nazionale del “Bando delle periferie”, presentai al sindaco un’interrogazione con la quale – prima voce a dirlo – lo esortavo “ad anticipare i soldi necessari alle opere più urgenti, in primis le fognature, senza aspettare il via libera dei fondi governativi”, anche utilizzando “i notevoli fondi di riserva di cui il Comune stesso dispone, se necessario discutendone col Governo il superamento di eventuali difficoltà tecniche”.
  2. Solamente il 3 ottobre il sindaco, partecipando presso la Darsena PopUp alla chiamata pubblica per chiedere al Governo di sbloccare i finanziamenti del bando periferie per la riqualificazione urbana e la sicurezza della Darsena di città”, disse per la prima volta che il Comune era intenzionato, qualora non fossero arrivati i fondi dallo Stato, a metterli di tasca propria per la realizzazione di alcuni progetti, come le passerelle di legno e le fognature della Darsena.
  1. Il 18 ottobre, quando è stato annunciato l’accordo tra il Governo e i Comuni che sbloccava i fondi per il bando delle periferie, il sindaco di Ravenna esultò: “Oggi finalmente un atto concreto segna un positivo ravvedimento, grazie anche all’azione dell’Anci e delle Regioni e di migliaia e migliaia di cittadini in tutta Italia che si sono mobilitati”. Da notare che questo accordo ha sbloccato anche l’utilizzo, da parte dei Comuni, degli avanzi di amministrazione fino a prima vincolati.
  2. Detto fatto, il 13 novembre il sindaco porta in consiglio comunale e fa approvare dalla sua maggioranza le variazioni finali del piano degli investimenti per il 2018, con cui, utilizzando gli avanzi di amministrazione, viene finanziato dal Comune il progetto di “Ravenna in Darsena” da 700 mila euro per la costruzione di una passerella di legno lungo il canale Candiano, ma è stato cancellato, senza spiegazioni, il finanziamento per l’infrastruttura fognaria e depurativa in destra canale. Come costruire la balconata di un palazzo prima di fare le fondamenta.

Quando, il 10 agosto, avevo lanciato al sindaco la proposta di cui ha mostrato l’accoglimento il 3 ottobre, avevo ricordato, a proposito dell’“acqua inquinata e insalubre del canale, a fianco del quale sono previste le 11 opere ancora in programma”, che “mezzo secolo di ininterrotto governo PCI-PDS-PD-PD non è bastato a concepire una larva di bonifica del canale”, ricavandone dunque la necessità di partire dalle fognature della Darsena.

La nuova rete fognaria programmata non copre invero tutta la Darsena, bensì solo due degli otto bacini territoriali su cui si articola il progetto preliminare di fognatura dell’intero quartiere redatto da Hera. Affermavo tuttavia che “questo intervento è comunque da fare subito, bando o non bando, essendo molto gravi le criticità fognarie dei bacini prescelti, che già ora sono i più abitati. Tra l’altro, una delle maggiori criticità del comparto fognario in rifacimento, riconosciuta nel progetto, è l’ ‘insufficiente funzionalità dell’impianto di sollevamento di via Pirano, recapito principale delle aree in destra Candiano, prima dello scarico in destra idraulica del Candiano stesso’, per cui ne verrebbe realizzato uno nuovo, adeguatamente strutturato e potenziato”.

Tutto rinviato (se va bene) al 2019. Prima si va in passerella.

Lascio ogni commento a chi legge, ponendogli solamente la domanda cruciale: “Compreresti dal tuo sindaco una macchina usata?”.