Pende dal 16 maggio 2018 presso la commissione consiliare Cultura del Comune di Ravenna la richiesta avanzata da tutti i gruppi di opposizione di “Approfondire le reali condizioni della cosiddetta nave di Teodorico chiusa da tempo in un magazzino di Comacchio” e di “Definire un percorso per riportarla a Ravenna e darle giusta collocazione e degno rilievo”. Il 13 luglio dopo, l’argomento è stato ripreso dal Resto del Carlino, anche intervistando l’assessore alla Cultura, Elsa Signorino
Grazie alla disponibilità dell’arch. Maria Grazia Maioli, che, in qualità di Archeologo Direttore dell’allora Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, diresse i lavori di scavo della barca, stabilimmo che la barca risale in realtà all’epoca di Odoacre (435-495), immediatamente anteriore a quella di Teodorico, essendo stata abbandonata in un invaso o canale quando l’isola su cui è stato costruito il mausoleo non si era ancora formata o si stava appena formando. Emerse alla profondità di 8,50 metri, mozzata di una parte, nel novembre del 1998, in occasione dei lavori per la realizzazione del parco Teodorico, connesso al mausoleo. Completato nel febbraio successivo lo scavo, la barca fu sistemata in modo da poter ricevere i primi interventi di conservazione nel laboratorio di Comacchio. Qui si trovava l’unico ambiente allora disponibile ed attrezzato allo scopo, nel quale già si trovava una grande imbarcazione romana scoperta nel 1980, durante il drenaggio di un canale a nord-ovest del paese, e che era esposta con successo nel meraviglioso “Museo della Nave Romana” colà allestito. Trascorsi quasi vent’anni, il Comune di Comacchio chiese allora a Ravenna di riprendersi la barca, lasciando libero il padiglione che occupava.
Quando a Comacchio il consolidamento della barca fu completato, il Comune di Ravenna offrì per il suo ricovero e restauro una struttura in località Bassette. RavennAntica si oppose perché la barca sarebbe dovuta andare al museo Classis in costruzione, nonostante la barca non potesse entrarvi, essendo troppo piccole le finestre e le porte, non esistendo allora un impianto adeguato di montacarichi, non potendo la pavimentazione del piano di destinazione sostenerne il peso, su cui gravava pesantemente il necessario supporto. Fu fatto allora presente che di fianco, lato mare, esisteva un bel piano di cemento utilizzabile, residuato dall’ex zuccherificio. Essendo già presenti le strade e in fase di attrezzamento i laboratori di restauro, sarebbero bastate un’operazione di pulizia, una copertura tipo campo da tennis e una divisione interna, per effettuare già il restauro, visibile in pubblico. La proposta fu scartata perché non conciliabile coi tempi previsti per il museo.
Certamente, molto è progredito in questi anni sul fronte della conservazione e del restauro delle imbarcazioni antiche, probabilmente anche del trasporto, della logistica e dell’esposizione. Ragion per cui l’assessore Signorino poté “confermare che la collocazione ideale della nave è il museo di Classe. Questa era l’ipotesi iniziale e lo è ancora. Si vedrà come”. Sulla collocazione ideale della barca si può tuttora convenire o dissentire. Che non debba stare riseppellita a Comacchio, sia pure onorevolmente, bensì tornare a Ravenna in degna esposizione, è invece fuori discussione, almeno per l’opposizione. Per norma di regolamento, la commissione Cultura che avrebbe dovuto trattare il tema avrebbe dovuto essere convocata entro il 5 giugno 2018.
Il 1° dicembre dello stesso anno è stato inaugurato il museo Classis. A giugno 2021 scadono il sindaco, l’assessore alla Cultura e il presidente della commissione Cultura, tutti peraltro dello stesso partito, oltre a tutti gli altri assessori e consiglieri in carica. Questa interrogazione pone dunque al sindaco il seguente quesito: pensa di promuovere una verifica della Giunta comunale affinché, convocandosi finalmente la commissione Cultura, la nave di Teodorico possa tornare al suo porto?