Lido di Dante, piccola, ma splendida località turistica, conosciuta a livello nazionale e internazionale, è l’unica al mondo ad aver dedicato se stessa al Sommo Poeta. Furono i suoi abitanti, nel 1978, a scegliere in modo plebiscitario questa denominazione in luogo della precedente Lido Fiumi Uniti. Già non c’era nulla in tutto il paese che ricordasse questo nome, se non due ceppi di pietra rossastra (al momento, anzi, uno solo, l’altro essendo scomparso), abbandonati nell’angolo di un giardino pubblico. Ma è poi successo che l’anno scorso l’amministrazione comunale non abbia coinvolto, benché minimamente, la località nelle celebrazioni del settimo centenario dantesco. Tanto che il professor Ivan Simonini, già assessore alla Cultura del Comune di Ravenna, rispose così alla specifica domanda di un intervistatore: “Beh, insomma, un lido il cui nome arriva direttamente dalla Commedia grazie a don Mesini, come può non essere coinvolto dalle celebrazioni e dalle realizzazioni legate a Dante?”. Don Giovanni Mesini, cultore di Dante, Sovrintendente ai Beni culturali del comune di Ravenna nel dopoguerra, mai avrebbe immaginato tanta noncuranza della sua città verso il Lido del Poeta, non a caso posto a fianco della pineta centenaria dove egli aveva trovato quiete e ristoro nell’esilio, celebrandola nel Purgatorio come “la divina foresta spessa e viva”.

Occorreva dunque rimediare al torto. Da tempo il comitato cittadino del posto discuteva di come porre la raffigurazione del viso di Dante Alighieri all’ingresso del paese. Disponendo di un progetto su carta, semplice e forse inaccurato, una schiera di volenterosi si è messa allora rapidamente in azione per realizzarlo. Serviva però una persona che avesse la capacità, il tempo e la disponibilità affinché dal semplice bozzetto a colori si potesse passare ad un materiale resistente e duraturo. Questa persona si è per buona sorte concretizzata nella professoressa Marilisa Marcon (nella foto centrale), docente dell’Istituto professionale Persolino–Strocchi di Faenza, oggi in pensione, ma attivissima con la creta e i colori. Ne è uscito un ritratto stilizzato del Poeta su un larga base di mare, fissato con cinquanta chili di creta, cotta e colorata, su una tavola di iroko alta 150 centimetri. Un mese di lavoro gratuito a favore della piccola comunità locale, che voleva riconoscersi in un emblema del proprio paese. Realizzarlo non è stato semplice, date le dimensioni del ritratto. La professoressa Marcon ha avuto il suo bel da fare, immettendo nella sua opera tutta l’arte e le conoscenze apprese negli anni in cui seguiva gli insegnamenti del padre, anch’egli docente di questa specifica materia. Il quadro con l’effigie di Dante a colori, sul capo una corona di alloro, ora è finalmente appeso alla parete della casetta del Comitato cittadino di Lido di Dante, nella piazzetta del Lungomare, centro di tutte le manifestazioni estive.

Tutte le strade di questo Lido ricordano personaggi della Divina Commedia. Entrando nel paese, è come essere a contatto diretto con Dante. Anche questo virtuoso lavoro, compiuto di propria mano dalla comunità, servirà alla promozione turistica di Ravenna. Qui mare e città d’arte si coniugano al meglio