17/05/2018 – Si legge oggi che sull’ex magazzino SIR in Darsena portuale, cosiddetto Sigarone, “si cambia tutto”. Via il centro commerciale al piano terra, la piazza sopra, il mega parcheggio, uffici e negozi. La riqualificazione dell’edificio si farà ricercando una nuova tipologia di supermercato atta a reggere la concorrenza dei numerosi nuovi centri commerciali previsti in città e puntando ad “un impiego socio-ricreativo”. Il sindaco ha promesso “una destinazione più aperta alla socialità”.Tradotto dal politichese stile PD, significa metterci dei soldi pubblici, oppure aggiungere volumi o benefici urbanistici a quelli già largamente concessi. A questi neppure si accenna, ma si tratta di costruire, a fianco dell’ex magazzino, una torre di sei piani con 6.400 metri quadrati commerciabili, ivi compresi 12 superattici residenziali in vetta. Se così fosse, il PD, dopo aver perso sul campo tre battaglie, nelle quali Lista per Ravenna è stata sempre in prima fila con pochi altri, tra cui l’arch. Francesca Santarella, si prepari a fronteggiare la quarta.
RISPETTARE NORMA E CONTRATTO
Ininterrottamente, dal piano regolatore del ’93 al vigente PSC, il Sigarone è classificato come edificio testimoniale vincolato ad un restauro conservativo che “dovrà garantire il restauro e la riqualificazione della struttura portante in cemento armato e delle parti di chiusura in laterizio”. Vige tuttora anche il contratto del 1998 tra il Comune e la proprietà; tramite cui, avendo comprato con quattro soldi l’edificio dismesso in cui si poteva fare solo un magazzino, essa riuscì a farsi “regalare” dall’amministrazione comunale 6.400 metri quadrati di edilizia commerciabile. La scheda del Comune attestava che l’edificio “attualmente, soprattutto a seguito dei lavori di straordinaria manutenzione effettuati negli anni ’92-’93, si presenta in buono stato di manutenzione”, altro che il rudere d’oggi.
DA SIGAR ZERO A SIGAR FOUR
Possiamo chiamare Sigar Zero il progetto che invece, due anni dopo, avrebbe voluto demolire l’ex magazzino, mantenendo l’edificazione dei 6.400 metri quadrati commerciabili. L’immobile sarebbe stato spazzato se Lista per Ravenna, allora in solitudine, non lo avesse impedito, dimostrando le violazioni di legge e di contratto e l’azzeramento dell’interesse pubblico. Il progetto del 2012, presentato ufficialmente come Sigar One (da cui il soprannome Sigarone), avrebbe conservato solo la parte esterna del sigaro (la capa). lasciando vuoto il resto. La successiva e più complicata battaglia, condotta sul piano architettonico/spaziale soprattutto da Santarella con varie associazioni, ha di molto ristabilito il senso del recupero di un bene archeologico tutelato, su cui però una parte è ancora pendente presso il Tribunale Amministrativo Regionale. Chiamerei Sigar Two l’inserimento nel progetto Darsena, finanziato dal bando statale del 2016 per la riqualificazione delle periferie urbane, dell’intervento denominato “Archeologia Industriale recupero del cd Sigar One”, che prevedeva il costo di 8 milioni a carico della proprietà e di un milione a carico pubblico, lasciandone fuori, al momento, la costruzione della nuova torre da sei piani. Ad accordo decaduto, non essendone stati rispettati i termini, tra cui l’inizio dei lavori non oltre il 1° novembre 2017, si è forse tentato di impiegare il milione dello Stato per un semplice “uso temporaneo” del Sigarone con qualche funambolica attività socio-culturale, reso possibile tramite una modifica del Piano operativo Darsena fortemente contestata dall’opposizione. Oggi, lanciando l’idea del nuovo progetto, che, contando il Sigar Zero, possiamo chiamare Sigarone 4.0, si è alzata bandiera bianca anche sull’uso di questo milione di soldi pubblici.
ATTENZIONE ALLA RIQUALIFICAZIONE COMPLESSIVA DELLA DARSENA
Siamo i primi ad essere interessati alla riqualificazione del Sigarone. Ma senza regalie né svendite pubbliche, e soprattutto avendo bene in mente che qualsiasi nuovo impatto edilizio sulla Darsena in destra canale non può essere introdotto a spizzichi, prescindendo dalle ricadute sul territorio, bensì collocandolo organicamente nella complessiva riqualificazione dell’intero comparto.